Mi capita spesso di ascoltare persone che, dopo aver affrontato una malattia grave come il cancro, raccontano di aver scoperto una nuova vita. Parlano di come, dopo aver rischiato di perdere tutto, abbiano finalmente compreso il vero senso dell’esistenza. Il tempo, dicono, è diventato prezioso, ogni giorno ha assunto un valore diverso, le piccole cose che prima sembravano insignificanti sono diventate immense.
Ogni volta che sento queste parole, provo una sensazione strana, difficile da spiegare. Non è rabbia, né fastidio, ma una sorta di smarrimento, come quando un gessetto stride sulla lavagna. È come se mi trovassi di fronte a qualcosa che non riesco ad accettare del tutto. Mi chiedo: davvero serve arrivare così vicino alla morte per accorgersi della bellezza della vita? È davvero necessario passare attraverso il dolore per dare valore al tempo?
Non voglio giudicare nessuno, né sminuire il percorso di chi ha vissuto momenti drammatici. So bene che certe esperienze segnano profondamente e trasformano il modo di vedere il mondo. Ma dentro di me c’è una voce che sussurra: la vita è sempre stata preziosa. Lo è sempre stata per tutti, anche per chi non ha dovuto combattere contro una malattia.
Forse è una questione di sensibilità, di sguardo, di attenzione. Per me, ogni giorno ha sempre avuto valore. Non ho mai avuto bisogno di perdere qualcosa per accorgermi di quanto fosse importante. Ho sempre visto il sacro nelle piccole cose, anche nelle più umili. Nel caffè che sale nella moka, nel rumore della pioggia contro i vetri, nel profumo della terra dopo un temporale. Nelle mani di chi amo, nel silenzio della notte, nelle risate improvvise che arrivano senza motivo.
Ma più di tutto, l’ho visto nelle persone. Perché la cosa più preziosa che abbiamo sono gli altri. Amare, amare, amare. Dare, dare, dare. Questo è il cuore di tutto. Non dobbiamo aspettare di perdere qualcuno per accorgerci di quanto fosse importante. Non dobbiamo arrivare alla fine per capire che quello che conta davvero non sono i traguardi, il successo, le corse quotidiane. Sono gli abbracci, le parole dette e non dette, i gesti di cura, la presenza.
La vita non è preziosa solo quando rischiamo di perderla. Lo è adesso, in questo istante. E mi fa male pensare che per alcuni questa consapevolezza arrivi solo dopo una prova dolorosa. Non perché il loro percorso sia sbagliato, ma perché significa che, prima, vivevano senza vedere, senza sentire davvero.
Eppure, capisco che non per tutti sia così semplice. Il mondo di oggi ci spinge a correre, a riempire le giornate di impegni, a rimandare sempre il tempo per sé. Ci abitua a dare tutto per scontato. La salute, il tempo, le persone che ci stanno accanto. Forse è proprio questa distrazione continua che porta qualcuno a risvegliarsi solo di fronte alla malattia. Come se solo uno shock potesse riportare l’attenzione su ciò che conta davvero.
Ma io credo, e lo dico con tutta la delicatezza possibile, che non dovremmo aspettare di trovarci davanti a un limite per capire. Non dovremmo aver bisogno di un trauma per aprire gli occhi. La vita è qui, ora. Non è altrove, non è in un futuro lontano, non è dopo una sofferenza. È nelle cose di ogni giorno, nei dettagli, nei momenti che sembrano insignificanti e che invece hanno dentro un universo.
E soprattutto, è negli altri. Ama ora, senza riserve. Dai ora, senza aspettare. Dì ora le parole che vorresti dire. Perché non c’è un domani garantito, ma c’è un oggi che possiamo rendere pieno.
Non voglio insegnare niente a nessuno. Non ho lezioni da dare, né verità assolute da offrire. So solo che per me è sempre stato così: la vita è un miracolo continuo, anche nei suoi aspetti più semplici e quotidiani. Non serve una scossa per accorgersene. Basta solo fermarsi, respirare e guardare con occhi nuovi ciò che è sempre stato lì.
S.S.C.