Dalle Vite del Vasari si evince che egli nutriva poca stima per gli artisti contemporanei, una volta raggiunta la notorietà e la fama. Salvava solo alcuni maestri ormai tramontati, come Raffaello e Michelangelo, ignorando volutamente altri, tra cui il Pinturicchio.
Forse risentiva delle critiche e delle invidie dei membri dell’Accademia del Disegno di Firenze. Inoltre, quando il cardinale Michele Ghislieri divenne Papa con il nome di Pio V, le opere che non rispecchiavano i canoni stabiliti dal Concilio di Trento vennero accantonate nei sotterranei del Campidoglio, rimosse dai palazzi apostolici e, in alcuni casi, vendute.
Tutto ciò che poteva essere considerato pagano fu oscurato, al punto che molte botteghe romane smisero di produrre opere nuove e originali. Di conseguenza, Giorgio Vasari non trovò nulla di degno di interesse e di menzione nella scena artistica romana dell’epoca.
L’ostilità di Pio V e la sua ricerca di un’arte devota, di facile comprensione e priva di riferimenti classici portarono a un periodo di stagnazione per gli artisti romani e non solo.
Certo, la famiglia, l’amore coniugale e la figura della moglie fiera e oculata nell’amministrazione domestica erano temi che solo lui riuscì a fondere in un’unica opera, che racchiudeva tutti i suoi sentimenti e relazioni: l’altare della Badia nella chiesa di Santa Flora e Lucilla.