Émilie Gabrielle Le Tonnelier de Breteuil… (non capisco perché si debba specificare i nomi completi e includere la provenienza della stirpe; questi francesi sono davvero stucchevoli, come le loro salse)… insomma, la signora di cui sopra, nacque nel 1706 da un cortigiano di re Luigi XV. Lo stesso re che, successivamente, avrebbe intrecciato la sua storia con Madame de Pompadour.
All’epoca era consuetudine invitare poeti, scrittori e pittori nelle proprie case per ostentare prestigio nei confronti degli altri, un po’ come possedere una Ferrari oggi. Voltaire, uno degli intellettuali più brillanti di quel tempo, era spesso ospite del padre di Émilie quando lei era bambina.
Sin da giovane, Émilie dimostrò un talento straordinario per la matematica e la fisica. A soli dodici anni, scrisse un saggio sulle curve di quarto grado, ovvero curve derivate dall’intersezione di superfici quadriche (le quartiche, per intenderci). Siamo nel campo della geometria descrittiva, dove si analizzano fasci di piani e le loro intersezioni. Ma non voglio annoiarvi con i dettagli tecnici…
Voltaire ammirò sempre le sue capacità intellettuali. Nonostante Émilie fosse sposata con Claude Florent, Marchese di Châtelet-Lemont (anche qui, i nomi interminabili, come dire “Gello, quello dopo Antria su per il poggio!”), il loro matrimonio non ostacolò la relazione tra lei e il poeta.
Claude Florent, ufficiale militare e appartenente alla famiglia dei Lorena, si vantava di essere un discendente di Carlo Magno. Non solo accettò con una certa noncuranza la relazione della moglie con Voltaire, ma ospitò spesso il poeta per lunghi periodi nel loro castello. Gli incontri tra Émilie e Voltaire, pur discreti, erano regolari e avvenivano anche di notte.
Voltaire era innamorato di lei e, si dice, contribuì finanziariamente al restauro del castello. Il marchese Claude Florent, cornuto e soddisfatto, sembrava non preoccuparsene troppo.
Riferimenti e considerazioni tratte da “Voltaire” di Martí Domínguez.