6.3 C
Comune di Arezzo
venerdì, Marzo 7, 2025
HomeBlogsLe biblioteche condominiali: il ritorno della comunità urbana

Le biblioteche condominiali: il ritorno della comunità urbana

Piccoli spazi per grandi legami: come i libri stanno riscrivendo il concetto di vicinato

-

Nell’era della digitalizzazione e del vivere frenetico, il ritorno al concetto di comunità urbana sta trovando nuove vie per esprimersi, e tra queste spicca un’idea affascinante e innovativa: le biblioteche condominiali. Spazi condivisi all’interno dei palazzi, piccoli ma ricchi di possibilità, dove i libri non solo circolano ma diventano il fulcro di nuove relazioni sociali.

A dare valore a questa tendenza è il pensiero di Antonella Agnoli, esperta di biblioteche e autrice di numerosi saggi che hanno rivoluzionato l’idea di biblioteca in Italia. Secondo Agnoli, le biblioteche non sono solo luoghi di conservazione di sapere, ma vere e proprie “piazze del sapere”, dove le persone si incontrano, dialogano, crescono insieme. Questo concetto, calato nella realtà dei condomini, si trasforma in una risposta concreta alla frammentazione sociale che caratterizza le città moderne.

Cos’è una biblioteca condominiale?
Una biblioteca condominiale è uno spazio, spesso ricavato in una sala comune o anche in un semplice scaffale nel vano scala, dove i residenti possono scambiare libri, leggere o organizzare piccoli eventi culturali. Non ha bisogno di grandi risorse per nascere: bastano la volontà di condividere e qualche donazione iniziale di libri da parte dei condomini stessi. Alcuni esempi virtuosi mostrano che, con un po’ di organizzazione, è possibile creare vere e proprie micro-biblioteche che diventano il cuore pulsante del palazzo.

Il funzionamento è semplice. Ogni condomino può depositare i libri che desidera condividere e prendere in prestito quelli messi a disposizione dagli altri. Ma il valore aggiunto non sta solo nello scambio fisico di volumi: questi spazi diventano catalizzatori di attività come gruppi di lettura, laboratori per bambini, o semplici momenti di convivialità, offrendo un punto di incontro per persone che, spesso, pur vivendo sotto lo stesso tetto, non si conoscono davvero.

Non solo condomini: il fenomeno del “giralibro” e altri spazi condivisi
Accanto alle biblioteche condominiali, si sta diffondendo un altro fenomeno interessante, quello del “giralibro”. In molte cittadine italiane sono comparsi piccoli mobiletti protetti dall’acqua, collocati nelle strade, nei parchi, nei supermercati e persino negli ospedali. Segnalo anche degli interi sottopassi gestiti da Associazioni molto ricchi di volumi. Questi spazi informali permettono a chiunque di depositare libri e prenderne altri in prestito, a volte devolvendo 1€, rendendo la lettura accessibile in contesti spesso anonimi o di passaggio.

In particolare, negli ospedali, queste mini-biblioteche hanno un significato ancora più profondo: offrono ai pazienti e ai loro familiari un momento di svago, di conforto o semplicemente un’occasione per allontanarsi, anche solo per poco, dalle preoccupazioni quotidiane. Questi scaffali pieni di libri, spesso mantenuti grazie al volontariato, diventano piccole oasi di umanità in luoghi dove il tempo sembra sospeso.

Tuttavia, pur nella loro bellezza e praticità, i “giralibro” e le iniziative simili non riescono a raggiungere il livello di cura e di comunità che caratterizza le biblioteche condominiali. Mentre il mobiletto lungo la strada o lo scaffale nell’atrio dell’ospedale favoriscono uno scambio rapido e senza impegno, le biblioteche nei condomini offrono un’esperienza più ricca. Qui, la conservazione dei libri è più etica, l’organizzazione più strutturata e il contatto umano è valorizzato. Il libro, in questo contesto, non è solo un oggetto da prendere e lasciare, ma un ponte per costruire relazioni più profonde.

Il bisogno di comunità nelle città moderne
L’urbanizzazione ha trasformato i luoghi in cui viviamo. Spesso i condomini si riducono a un insieme di appartamenti isolati, dove i rapporti tra vicini si limitano a saluti frettolosi in ascensore. Le biblioteche condominiali sovvertono questa tendenza, creando uno spazio comune che incoraggia il dialogo e la condivisione.

Antonella Agnoli vi sostiene che le biblioteche, anche nelle loro forme più piccole, possano “umanizzare” gli spazi. In un’intervista ha dichiarato: “Una biblioteca è molto più di un luogo per prendere in prestito un libro: è una palestra di cittadinanza, un luogo che insegna a stare insieme e a rispettare le differenze.” Questo concetto si applica perfettamente alle biblioteche condominiali, che uniscono la semplicità di un gesto quotidiano – prendere un libro – a una grande potenzialità sociale.

Un fenomeno in crescita
Negli ultimi anni, molte città italiane hanno visto il nascere di iniziative di questo tipo. A Milano, per esempio, un progetto pilota ha trasformato alcuni spazi comuni in micro-biblioteche autogestite, con risultati sorprendenti: oltre a migliorare il senso di appartenenza al condominio, queste iniziative hanno ridotto i conflitti tra i vicini, promuovendo un clima di collaborazione.

L’idea sta prendendo piede anche in altre città, supportata da associazioni culturali e fondazioni che vedono in questi piccoli presìdi culturali una risposta creativa al problema dell’isolamento urbano.

Un modello replicabile
Le biblioteche condominiali rappresentano un modello facilmente replicabile, che richiede pochi investimenti ma offre grandi benefici. Per chi desidera avviare una biblioteca nel proprio condominio, il primo passo è parlare con gli altri residenti e valutare la disponibilità di uno spazio comune. Una volta trovato il luogo, si può iniziare con pochi scaffali e una semplice regola di scambio. Il resto verrà da sé, grazie all’entusiasmo dei partecipanti e alla capacità dei libri di unire le persone.

In un mondo che sembra sempre più frammentato, queste iniziative ci ricordano che la cultura può essere il filo che lega le nostre vite, anche nelle piccole realtà urbane. Le biblioteche condominiali non sono solo un luogo per i libri, ma un riflesso del nostro desiderio più profondo: tornare a sentirci comunità. S.S.C.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
- Advertisment -
clickandfly dervizi foto video con drone o senza per agriturismi cantine

Dello stesso autore

Sostieni L'Ortica

Un gesto per coltivare l'informazione libera.
Sostenere l'Ortica significa dare valore al giornalismo indipendente.
Con una donazione puoi contribuire concretamente al nostro impegno nel fornire notizie senza condizionamenti.
Ogni piccolo sostegno conta: unisciti a noi nella nostra missione per un'informazione libera e imparziale.
Grazie per il tuo sostegno prezioso.
Dona con Paypal