Le principali attività economiche di Arezzo, oltre all’agricoltura, comprendevano il fiorente commercio tessile, in particolare la produzione e la vendita di panni interi o a tagli. Parallelamente alle celebri manifatture di Francesco di Marco Datini a Prato, anche ad Arezzo sorgevano laboratori tessili. Ci troviamo nella prima metà del Trecento.
Pier Saccone Tarlati cedette Arezzo, insieme alle città di Castiglioni e Bibbiena, per un totale di 60.000 fiorini, dei quali 40.000 andarono direttamente a lui. Questo segnò una svolta per la città, ponendola sotto l’influenza di Firenze.
Come si vestivano nel Medioevo?
Un taglio di tessuto da donna era sufficiente per una gonna, mentre per gli uomini si confezionavano tuniche lunghe fino ai piedi. Al posto di camicie e giacche, si indossavano gilet privi di maniche o mantelli pesanti. Un particolare curioso: sia uomini che donne non portavano mutande, e le donne, invece del reggiseno, si fasciavano il seno con una striscia di tessuto.
Durante questo periodo, la famiglia Bacci, trasferitasi da Pieve Sietina ad Arezzo, iniziò a commerciare tessuti. Tuttavia, il commercio subì una flessione durante i saccheggi delle compagnie di ventura e il dominio di Enguerrand de Coucy. Nel 1384, con la definitiva vendita di Arezzo a Firenze, si aprirono nuovi scenari commerciali.
La famiglia Bracci, originaria di Pisa, avviò un’azienda prima a Firenze e poi ad Arezzo, esportando le produzioni locali non solo nelle due città, ma anche in altre aree. Questo è documentato dai libri contabili dell’epoca, tenuti dal Camerlengo, responsabile della gabella delle porte.
La produzione tessile:
Il cotone proveniva in gran parte dalle Marche e dalla Romagna, mentre i tessuti più diffusi erano di lino, canapone, lana e seta. I primi “bambagiai” (produttori di bambagia, ovvero cotone grezzo) ad Arezzo furono i Fanfani di Pieve Santo Stefano.
Dante Alighieri, nel Paradiso della Divina Commedia, fa riferimento all’attività tessile con questi versi:
“Ma perché ‘l tempo fugge che t’assonna,
qui farem punto, come sartore
che com’elli ha del panno fa la gonna.”
Firenze padrona:
Con il dominio fiorentino e i Medici, le attività tessili subirono un duro colpo. Cosimo I de’ Medici, granduca di Firenze, precluse l’esportazione dei panni di Arezzo e Prato verso l’estero per tutelare i mercati fiorentini. Inoltre, fu responsabile di razzie e distruzioni, come il trafugamento della Chimera e della Minerva e l’abbattimento di venti torri ad Arezzo. Un’azione che ancora oggi lascia amarezza nei cuori aretini!