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martedì, Gennaio 21, 2025
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Il Silenzio: una ricchezza da riscoprire

Riscoprire il silenzio come rifugio e ricchezza interiore

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C’è un momento in cui il silenzio si manifesta, come una presenza invisibile, nel ritmo caotico delle nostre giornate. È un invito a fermarsi, ad ascoltare non con le orecchie, ma con l’anima. Eppure, per molti, il silenzio è quasi un nemico: fa paura, sembra vuoto, crea imbarazzo. Viviamo immersi in una società che lo rifugge, riempiendo ogni spazio con rumori, parole, notifiche. Ma cosa accade se, invece di evitarlo, impariamo ad accoglierlo?

Non ho mai conosciuto il silenzio per gran parte della mia vita. Sono cresciuta in una casa piena di voci: quelle delle mie sorelline, della tata, delle lavoranti di mamma parrucchiera a Milano, persino quelle degli animali che ci accompagnavano nei giorni felici. Poi è arrivato il matrimonio, gli ospiti, i miei tre figli, i tre cani le quattro gatte, una piccola tribù da crescere tutta assieme, amicizie, colleghi d’arte e con ancora più vite da intrecciare con la mia. C’era sempre qualcosa da fare, qualcuno da accudire, una richiesta da soddisfare. Non avevo tempo per me stessa, né lo cercavo. Il silenzio era un’idea lontana, quasi un lusso che non immaginavo di desiderare, ma oggi, a quasi settant’anni, mi sorprendo a scoprire quanto sia prezioso.

Il silenzio è tutt’altro che vuoto: è pieno di significati. È un rifugio, un luogo dove possiamo ritrovarci quando il mondo sembra sopraffarci. Nel silenzio possiamo osservare i nostri pensieri senza giudicarli, ascoltare il battito del nostro cuore, lasciar affiorare emozioni che il frastuono quotidiano tende a soffocare. È il momento in cui possiamo smettere di correre e semplicemente essere.

Eppure, la paura del silenzio è radicata. Forse perché ci costringe a guardarci dentro, a confrontarci con ciò che non vogliamo vedere. Spesso, riempiamo i silenzi con parole inutili o rumori di sottofondo per evitare il confronto con noi stessi. Ma è proprio nel silenzio che la verità trova spazio per emergere. È nel silenzio che possiamo fare i conti con le nostre fragilità e trasformarle in forza.

Ma c’è un’altra dimensione del silenzio che ho imparato ad apprezzare: quella della memoria. Quando la casa si svuota e le voci diventano un ricordo, il silenzio diventa un custode prezioso. Contiene tutti i momenti vissuti, le risate che hanno risuonato tra le mura, i passi affrettati dei bambini, persino il fruscio dei miei amati animali, che si aggiravano come piccole, giocose, ombre fidate. Questo silenzio non è mai davvero vuoto: è pieno di vita, di un tempo che sembra lontano ma che vive intorno e dentro di me, ancora nei dettagli.

Ora che tutto sembra essersi fermato, la casa è più quieta. Mio marito, ormai molto anziano, avendo un quarto di secolo più di me, ha perso buona parte del suo udito e mi ritrovo spesso a parlare senza risposta. I figli sono lontani, gli animali che hanno condiviso la nostra vita e che sono cresciuti con tutti noi, riposano nei miei ricordi. E io, per la prima volta, posso ascoltare il silenzio. È un silenzio diverso da quello che immaginavo: non è vuoto, ma pieno. Pieno di tutte le vite che ho vissuto, delle voci che ho amato, delle corse frenetiche di un tempo.

E poi c’è il silenzio della notte. È stato mio complice per anni, quando la mia casa era piena e il tempo non bastava mai. Era nelle ore più silenziose che riuscivo a creare: i miei disegni, i quadri ad olio, figurativi o astratti, visi in argilla, quadri di resina che contenevano oggetti con un tema, una trama, un po’ come quadri come cassetti, tutte le tecniche d’arte che mi passavano via via, per la testa. Le mie idee prendevano forma mentre il mondo dormiva. Quello era un silenzio fatto di libertà, un piccolo spazio di respiro tutto mio. Sottratto al riposo. Ora, però, il silenzio è diverso: non più una parentesi rubata, ma una costante che mi invita a fermarmi e a guardare dentro di me.

Il silenzio, in fondo, è una ricchezza che tutti possediamo, ma che spesso dimentichiamo. Riservargli un posto nella nostra vita significa concederci il dono più grande: quello di ritrovare noi stessi. E in quei momenti, mentre tutto sembra fermarsi, mi accorgo che la pace che cercavo non era mai stata lontana: era nascosta, silenziosa, in un angolo del mio cuore e sento che questo silenzio, più che ogni altra cosa nutre, ora, la mia anima.
S.S.C.

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.

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