Roma, con i suoi monumenti che sfidano il tempo, ci ricorda che anche le opere più grandiose sono destinate a cambiare, a consumarsi lentamente sotto lo sguardo inesorabile del tempo. Camminare tra le sue strade è come attraversare le pagine di un libro che il vento e gli anni continuano a sfogliare. L’Ara Pacis, per fare un esempio su tutto, e’ protetta, oggi, da una moderna teca di vetro per sottrarla all’aggressione dello smog, è un esempio di come l’umanità lotti per preservare ciò che resta della sua storia. Ma anche con tutte le nostre attenzioni, il tempo lascia comunque il suo segno.
Ricordo la mia prima visita a Roma, tanti anni fa. Monumenti come il Colosseo, il Pantheon, le terme e gli archi trionfali mi apparivano imponenti, come se nulla potesse scalfirli. Eppure, a distanza di decenni, tornandoci, dopo aver cresciuto i miei tre figli, ho notato come il marmo si fosse eroso, le superfici levigate, le iscrizioni meno leggibili. Certo, ci sono stati interventi nel mondo per proteggere alcuni luoghi: pensiamo, come dicevo, alla teca dell’Ara Pacis o alla sostituzione dei cavalli di San Marco a Venezia, per citare altro magico luogo della nostra meravigliosa Italia, con copie per preservare gli originali e così tante altre opere dell’ingegno umano. Ma non tutto può essere protetto o replicato. Non possiamo coprire il Colosseo con un telo, né isolare interi quartieri dal tempo e dall’inquinamento.
E così, i nostri figli, i nostri nipoti, vedranno un’altra Roma, un’altra Pompei, città ancora meravigliose, ma diverse da quelle che abbiamo conosciuto. E lo stesso vale per ciò che abbiamo ereditato dai nostri antenati: le rovine che oggi ammiriamo sono solo un frammento di quello che fu. Eppure, questo ciclo di trasformazione non deve portarci tristezza, ma insegnarci a vivere ogni istante e ogni esperienza con gratitudine, sapendo che ciò che vediamo oggi non sarà lo stesso domani.
Anche il Sole, che sembra l’emblema della stabilità, ha un limite. Fra miliardi di anni, esaurirà il combustibile che lo alimenta, trasformandosi in una gigante rossa e poi in una nana bianca, portando il sistema solare in un ciclo completamente diverso. Persino l’universo, con la sua vastità infinita, potrebbe non durare per sempre. Ci sono teorie che parlano di una contrazione finale o di una dispersione senza ritorno. Nulla è eterno, e questa verità attraversa tutto ciò che esiste, dal più piccolo atomo alla stella più brillante.
Ma questa caducità non è una condanna. È proprio l’impermanenza a rendere ogni cosa preziosa. Se tutto fosse immutabile, forse non sapremmo apprezzarlo davvero. È il fatto che tutto cambi, che tutto abbia un termine, a darci il motivo di proteggere ciò che possiamo, ricordare ciò che perdiamo e celebrare ciò che resta.
Roma, come la sfinge, come il sole, come l’universo, ci insegna che nulla dura per sempre. Ma ci insegna anche che ogni frammento di ciò che è stato, ogni rovina, ogni traccia lasciata dal passato, ha un valore inestimabile. E sta a noi riconoscere quella bellezza, nonostante il passare del tempo. Nulla è eterno, ed è proprio questo a rendere la vita così straordinariamente unica. S.S.C.