La stanza della torre era la più vicina al bosco, e sebbene sulla cima della collina ci fosse il cimitero, da piccolo non avevo paura dei morti, ma degli scheletri. Lassù riposava il mio bisnonno Angiolo, che avevo conosciuto quando era ancora vivo e che era morto a 101 anni. Pensavo sempre che, in qualche modo, fosse un mio alleato.
Con questa convinzione, non disdegnavo di andare da solo a cercare funghi, anche se avevo solo sei anni. Il primo tratto del percorso attraversava filari di olivi, poi arrivavo al piccolo prato dei melograni selvatici, dove, con un vecchio prete (scaldaletto), scivolavamo sull’erba come fosse neve. Proseguivo verso le querce, dove, vicino alle ginestre, trovavo sempre il primo porcino. Tornavo poi sul sentiero per cercare le mazzatamburo, che spesso segnavano il confine del bosco, e salivo fino alle vere fungaie, che mi aveva fatto scoprire “Bidio,” l’aiuto cantiniere e compagno di bevute mattutine di mio nonno.
Un giorno, mentre ero immerso nella mia solita esplorazione, dalle ginestre alte vidi spuntare una figura strana. Indossava una maschera antigas, con un cilindro sotto il mento, e un elmetto tedesco. Era vestita con un lungo abito nero. Rimasi esitante per un attimo, ma presto riconobbi gli occhi di mio fratello attraverso i vetri della maschera. Con uno scatto di finta paura e urla teatrali, iniziai a correre, fingendo di essere terrorizzato.
Ritornai a casa seguendo un altro sentiero e raccontai tutto alla nonna Gioconda, confidandole lo scherzo orchestrato dai miei cugini e mio fratello. Le chiesi di non rivelare nulla e di fingere che non mi avesse visto. Decisi di saltare il pranzo a casa e mi autoinvitai da un contadino vicino, raccontandogli il mio piano.
Quando mio nonno tornò dalla cantina e si accorse della mia assenza, iniziò a cercarmi, chiamandomi a gran voce. Dopo due ore, i colpevoli furono costretti a confessare tutto alla nonna, che nel frattempo aveva già informato il nonno.
Quella sera io cenai tranquillamente, mentre mio fratello e i miei cugini dovettero accontentarsi di pane e acqua!
La maschera antigas, che era appartenuta al nonno, era conservata come una reliquia nel suo ripostiglio. Lì teneva anche il fucile, le cartucce, la polvere, il piombo di varia grandezza e i bossoli vuoti. L’abito nero, invece, era quello che si usava la domenica per servire messa, con la particolarità di essere abbottonato dietro.