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venerdì, Marzo 7, 2025
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Mamma, il nome più bello che c’è!

Un inno universale all’amore materno, imperfetto ma straordinario, che lega generazioni e attraversa ogni confine

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C’è un nome che risuona in tutte le lingue, attraversa i confini del tempo e dello spazio, ed è capace di accendere un’emozione primordiale: mamma. Una parola che racchiude la saggezza degli anni, la forza delle lacrime trattenute, la dolcezza di un abbraccio che consola anche quando il mondo sembra crollarti addosso.

Non tutte le madri sono perfette, questo è vero. Alcune, per i loro limiti o dolori irrisolti, non riescono a risplendere come fari nella vita dei figli. Ma la stragrande maggioranza sì, eccome se lo fanno! Sono come leoni pronti a proteggere i cuccioli, o uccelli che sacrificano ogni piuma per scaldare i piccoli nei nidi freddi. Anche nel regno animale, l’amore materno si manifesta con una forza viscerale e commovente: la gazzella che rischia la vita per salvare il suo cerbiatto, la lupa che sfida il branco per nutrire i suoi piccoli. È un amore che non conosce confini, che si ritrova ovunque, in ogni specie, come un dono universale.

E poi ci sono le madri umane, quelle che ci guidano con una saggezza silenziosa, che ci asciugano le lacrime quando sbagliamo, che ci insegnano a camminare e, al bisogno, a rialzarci. Non tutte sono perfette, ma chi lo è, davvero? Anche nella loro imperfezione, nella stanchezza dei giorni, nell’inevitabile errore, c’è la bellezza di chi si dà completamente.

Ci sono ricordi che legano madri e figli in modo eterno, dettagli che si trasformano in tesori nella mente: una treccia bianca che sfiora la spalla, una ninna nanna cantata, il suono di una fiaba raccontata o favola sonora ascoltata insieme. Le fiabe, quelle storie che coloravano le notti dell’infanzia, diventano ponti verso un passato che riscalda il cuore. Non è solo il contenuto delle storie a rimanere, ma il ricordo di quel momento unico, quando una madre trovava il tempo, tra mille fatiche, per sedersi accanto ai figli e trasportarli in mondi magici.

Ed è così che una madre lascia un’eredità che va oltre le parole. È nei gesti, nelle risate condivise, nelle mani intrecciate durante una passeggiata, o nel semplice suono di un “ti voglio bene” detto tardi, ma non troppo tardi. C’è un figlio che, dopo tanti anni, ha trovato le parole per dirlo, e forse per capire davvero cosa significhi avere una madre che ti sostiene, anche nei giorni più difficili.

Le madri non ci lasciano mai davvero. Quando i figli crescono e si allontanano, rimangono nei dettagli delle loro vite. Sono nei racconti che tramandano, nelle fiabe che ora leggono ai loro bambini, nei consigli che come brezza ci accompagnano anche quando non ci sono più. Anche quando una madre diventa un ricordo, il suo amore è una guida silenziosa, una luce che non si spegne mai nel nostro intimo, magari sotto strati di tanti affanni, ma che nei momenti cruciali riaffiora dandoci un sostegno inaspettato.

E allora, anche se non è maggio, anche se non c’è una festa da celebrare, ogni giorno è giusto per dire: grazie, mamma. Perché dietro ogni forza c’è una madre che ha insegnato a non mollare, e dietro ogni sorriso c’è una madre che ha asciugato le lacrime.
S.S.C.

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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