Tornando in auto da Milano, ho sentito per la prima volta una canzone dei Nomadi, “Ma che film è la vita”. Non conoscevo questa canzone, che il web mi informa sia stata lanciata nel dicembre 1993, ma ascoltandola, ho realizzato che il suo testo riflette un pensiero che mi porto dentro da sempre: la vita, in effetti, è come un film, con scene che non possiamo prevedere, ma che ci spingono sempre a continuare a recitare. Ogni giorno, tanti di noi, scommetto, si svegliano con la domanda: “Cosa mi riserverà la giornata?” Ogni momento è una nuova scena, piena di incertezze, ma anche di opportunità. La vita è fatta di percorsi come montagne russe che ci sollevano e ci fanno scendere in continuazione, lasciandoci sempre timorosi, ma con il desiderio di andare comunque avanti, di scoprire cosa succederà dopo. Non possiamo prevedere il futuro, ma possiamo affrontarlo con la consapevolezza che ogni passo ci porta più vicino al dipanarsi del nostro destino.
Siamo produttori, attori, registi e spettatori della nostra vita, e scriviamo giorno per giorno una storia che non conosciamo ancora. Ogni scelta è un tassello di una scenografia che cambia continuamente. La bellezza sta proprio in questo: nell’imprevedibilità di ogni giorno, che ci sfida a essere protagonisti e, nel contempo, ammaliati spettatori. Ma non siamo mai soli in questa corsa: le persone che incontriamo, le esperienze che viviamo, contribuiscono alla trama che costruiamo giorno dopo giorno e potremmo definirle comparse. Se, con il loro cammino, percorrono per un tratto di strada il nostro percorso, possono diventare co-protagonisti del nostro vissuto.
Tanti di noi possono fermarsi a riflettere su come è andata la giornata, su cosa hanno imparato, su come si sono sentiti, ma non tutti lo fanno. La frenesia quotidiana spesso ci impedisce di prenderci un momento per noi, per fare il bilancio di quello che abbiamo vissuto. Tuttavia, se ci fermiamo a guardare, ogni giornata ha il suo valore, piccola o grande che sia. È il nostro film, e pare, fino a prova contraria, che sia l’unico che abbiamo.
Alla fine, come dice la storia: quando sorge il sole in Africa, la gazzella sa che deve correre per non essere mangiata, e il leone sa che deve correre per non morire di fame. In un mondo consumistico come il nostro, anche noi siamo costretti a correre. La vita non aspetta, e ogni giorno ci chiede di essere pronti, di non fermarci, perché, in fondo, siamo tutti in una corsa continua, alla ricerca di qualcosa che ci faccia sentire vivi.
Eppure, nel bel mezzo di questa corsa, sento innato in me il desiderio di seguire volentieri il pensiero Zen: vivere il “qui e ora”. Ogni tanto, mi prendo delle pause, che possono arrivare ogni ora, ogni due ore, a volte ogni tre. Mi fermo per dieci minuti, respiro, medito, per non farmi travolgere dalla frenesia che ci circonda. È così che ritrovo il mio equilibrio e continuo a correre, visto che non si possono scansare le incombenze quotidiane, ma cercando di sottrarmi dal fare “il criceto consumistico nella ruota”, senza perdere mai il contatto con me stessa e con ciò che di bello la natura, con la sua quiete, mi può donare.
S.S.C.