Scrivo sul rapporto tra cibo, corpo e produzione agro-alimentare. Abbiamo perso il contatto con la produzione del nostro cibo quotidiano. La natura offre un cibo. L‘’industria offre prodotti alimentari, composti e ultra processati. Noi mangiamo più prodotti alimentari che cibo. Mangiano più industria alimentare, supermercato che natura. Abbiamo perso la conoscenza del nostro corpo biologico. Non conosciamo gli effetti che gli alimenti hanno sul nostro organismo. Al centro della nostra alimentazione va posto il corpo non gli alimenti. Prima conosci il tuo corpo poi scegli il cibo richiesto dal tuo organismo e controlla gli effetti che il cibo ha sul tuo corpo. Abbiamo perso il contatto con la natura. Abbiamo un deficit nella relazione tra il nostro vivere e il contesto ambientale in cui viviamo. E i risultati si vedono nella nostra salute e psichica e nella salute ambientale. Ricordate la canzone di Lucio Battisti “EMOZIONI” …..”E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere
Se poi è tanto difficile morire”. Rende bene la scena che stiamo vivendo. I fari spenti sono la non conoscenza, la non percezione del ruolo dei nostri comportamenti quotidiani, tra i quali il mangiare. Il cibo costruisce ogni giorno il nostro corpo. Ho scritto in questi giorni passati come la qualità del cibo possa creare le condizioni degenerative nell’intestino fino a sviluppare nei neuroni enterici un accumulo di una proteina, chiamata alfa-sinucleina, che trasportata dal nervo vago al cervello genera il morbo di Parkinson. La malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson nascono nell’intestino e si manifestano nel cervello cranico e sui neuroni diffusi su tutto l’organismo Noi non conosciamo la qualità del cibo ingerito (perdita della conoscenza della produzione degli alimenti). Noi non conosciamo il nostro intestino (perdita della conoscenza del corpo biologico). Mangiare e’ un atto ambientale perché una agricoltura estensiva e un allevamento animale intensivo condizionano l’ambiente. Noi corriamo nella notte della ignoranza (non conoscenza) a fari spenti come pazzi. Si possono accendere però i fari, fermarsi e guardare attorno a noi dove siamo finiti. Sta a ciascuno di noi svegliarsi e aiutare gli altri a svegliarsi prima che arrivi la notte della malattia e della invalidità. Viviamo un tempo di una follia organizzata che ha nella produzione agro alimentare uno dei suoi fulcri. Oggi ascoltiamo Emozioni di Lucio Battisti. Recuperiamo la nostra soggettività a tavola per la nostra salute di oggi e di domani.
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Sembra una battaglia senza speranza.
C’è sì gente, discretamente numerosa, attenta a quello che mangia e che si fa una cultura dell’alimentazione, così come ci si può fare una cultura in altri campi per avere nutrimento spirituale.
Ma la massa?
La massa mangia merda, è bombardata dalla pubblicità e dal messaggio quotidiano di consumare cose tossiche, così come di mettere il consumo in generale alla base della vita.
La felicità, il successo della tua vita è legata alle tue possibilità di consumare il più possibile, questo è il messaggio su cui si reggono gli equilibri della nostra società.
La cosa per me più impressionante è vedere le file al Mc Donald, il carrello medio della spesa al supermercato, pieno di roba tossica, i ragazzi a gruppi davanti ai distributori automatici di merendine e di bevande zuccherate.
Tanto poi c’è il rimedio a tutto, la pasticca per tutti i mali, la cura di ogni patologia, e quindi si alimenta l’altro grande businnes parallelo, che è quello farmacologico/sanitario.
Chi lo fa più l’orto? Gli oliveti sono in progressivo inesorabile abbandono col succedersi delle generazioni…sane pratiche di massa diventano ormai cose da “rara avis”.
Nemmeno le catastrofi ambientali e sanitarie sembrano riuscire a convincere le grandi masse che il nostro modello di vita è sbagliato. Le alluvioni? Colpa di chi si oppone ad alzare gli argini.
La siccità? Colpa di chi si è opposto alla costruzione di dighe.
E sul mangiare quante storie, ci si ricordi a quando la gente moriva di fame.
Risposta esauriente e corretta! Non cambierei una virgola. L’unica cosa che non comprendo ed è una domanda che mi pongo spesso è : come mai quando mangiavamo cibo genuino a quarant’anni sembravamo dei vecchi ( vedi nostri bisnonni e nonni antecedenti agli anni ‘50 )e ora che mangiamo schifezze, da mane a sera, campiamo più di ottant’anni e, fino alla fine, siamo presentabili?
“Uno stomaco limitato può andare d’accordo soltanto con una sensibilità limitata, cioè animalesca. L’uomo ispirato dall’etica e dalla ragione ha nei confronti dello stomaco un atteggiamento che consiste nel considerarlo un organo non animalesco, ma umano.” (Feuerbach)
Provo a rispondere. Si, chi arrivava agli 80 anni era considerato come oggi un centenario. Ma ci sarebbe da considerare che la gran massa dei lavoratori faceva lavori molto usuranti, in condizioni ambientali tossiche che venivano considerate normali.
La sanita’ non garantiva le cure di oggi, sia a livello farmacologico che chirurgico. Solo x fare qualche esempio una persona con un problema all’ anca era destinato alla quasi immobilità a 50 anni…operare un menisco, togliere un calcolo comportava squartamenti chirurgici…angioplastica coronarica 0…patologie oggi semplicemente curabili distruggevano le persone. Oggi si potrebbe dire che a volte e’ persino reso difficile morire…persone in stato quasi vegetativo vivono anni allettante e tenute in vita dai sostegni farmacologici. Ma potrebbe meglio rispondere il Dottore.