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mercoledì, Aprile 2, 2025
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Il canto degli uccelli: un dono da proteggere

Un'ode alla bellezza e al valore del canto degli uccelli, riflessione sull'importanza di proteggere la natura che ci circonda

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Una delle cose che più mi affascina, da sempre, è il volo degli stormi. I loro movimenti nell’aria, quando si apprestano a migrare, sembrano danze sospese nel cielo: figure che si formano e si sciolgono in un attimo, quasi fossero pennellate di un artista invisibile. Mi trovo a contemplare questi spettacoli naturali senza stancarmi mai, assaporando ogni istante come se fossi in un paradiso terrestre.

Qualche giorno fa, ho vissuto uno di quei momenti perfetti. Sul mio balcone, che si apre su un grande terrazzo, il cinguettio degli uccelli riempiva l’aria con una melodia gioiosa e frastornante. Ho messo da parte le incombenze, che pure erano urgenti, per lasciarmi incantare da quella sinfonia. È andata avanti a lungo, finché all’improvviso tutto è cessato: gli uccelli si sono zittiti e subito dopo sono volati via, lasciando spazio ai rumori abituali della vita, e con loro se n’è andato quel frammento momentaneo di paradiso.

In Italia, siamo fortunati ad avere una grande varietà di specie. Abbiamo la rondine, il pettirosso, la ghiandaia azzurra, il variopinto gruccione, e il martin pescatore che, con i suoi colori accesi, dona vivacità ai nostri fiumi e laghi. Anche le gazze ladre e le cicogne arricchiscono il nostro paesaggio, mentre in Sardegna, gli aironi rosa sono parte spettacolare del paesaggio naturale, un tocco di grazia che arricchisce le zone umide della nostra bellissima isola.

Ma il mondo è vasto e ospita varietà di uccelli incredibilmente spettacolari. I pavoni, con la loro maestosa coda variopinta, si trovano anche qui in Italia, sia bianchi che blu Cina, di una bellezza unica. Altre meraviglie come i pappagalli ara e l’affascinante quetzal abitano in paesi lontani. Ogni angolo del pianeta sembra custodire una “top ten” di meraviglie piumate, dimostrando una fantasia senza limiti del Creatore. È come se l’universo avesse voluto regalarci una manifestazione di bellezza che va oltre ogni confine e che, ogni giorno, ci invita ad ascoltare e osservare, con cuore aperto, tali incantevoli creazioni.

Eppure, in mezzo a tutta questa perfezione, a volte arriva qualcuno che, con un paio di colpi di fucile, spegne queste meraviglie senza motivo. Cancellare un canto o un volo non è solo una perdita per la natura, ma un impoverimento per tutti noi, perché ci priva di una parte di quella bellezza gratuita che ci circonda ogni giorno e che, purtroppo, non tutti sanno apprezzare fino in fondo.

Nei miei sogni più segreti, desidero che un giorno nasca un’alba in cui ogni essere umano impari a rispettare gli animali, dal più piccolo al più grande. In un mondo che a volte sembra impazzito, con guerre scatenate per puro profitto e un numero insopportabile di vite spezzate, il desiderio di fermare il mondo e scendere si fa sempre più forte. Ogni giorno, tanti milioni di animali vengono sacrificati, a volte per cibarci, ma anche per motivi ben meno nobili. Questo pensiero mi addolora, così come l’inferno in cui dei nostri fratelli umani cercano di sopravvivere in mezzo alla violenza. Soffro pensando che la catena alimentare sia stata creata come un sistema inevitabile. Avrei desiderato che potessimo vivere cibandoci d’aria, senza dover fare del male a nessuno, neanche ai vegetali, che anch’essi, penso, possano provare sofferenza. Siamo tutti interconnessi.

La riflessione sul non spegnere il canto di un uccello non è un giudizio, ma un invito alla sensibilità. Se anche solo una persona, leggendo queste parole, decidesse di offrire un piccolo gesto di cura — come mettere delle briciole sul davanzale d’inverno, dell’acqua in estate, o, meglio ancora, posare il fucile per sempre — avremmo già raggiunto un buon risultato. Il canto degli uccelli è una delle melodie più belle del mondo, un dono di cui possiamo godere e che ci ricorda ogni giorno la nostra connessione con la natura e il nostro dovere di rispettarla, per trasmetterla ai nostri figli e ai figli dei nostri figli”.
* S.S.C. *

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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