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La chiesa di San Vito e la via di San Vito dimenticata

Il gossip di Cesare Fracassi
La chiesa di San Vito ad Arezzo, oggi sconsacrata e dimenticata, custodisce storie di santi, martiri e battaglie, intrecciando le vicende della città con quelle di grandi artisti come Piero della Francesca e Spinello Aretino

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Seguendo le orme della visita ad Arezzo del critico francese Eugène Müntz, entriamo nella chiesa di San Francesco. Con la sua facciata incompiuta, che attende da secoli il suo rivestimento, essa offre, secondo Müntz e molti altri critici – me compreso – uno dei più alti godimenti estetici, segnando una data importante nella storia dell’arte. Il coro racchiude i celebri affreschi di Piero della Francesca, che illustrano episodi legati alla storia dei nostri progenitori: dalla Morte di Adamo, alla Storia della Vera Croce, fino alla vittoria dell’imperatore Eraclio sui Persiani, collegando il tutto al trionfo del Cristianesimo.

Non tutti sanno che, nel locale del campanile, è custodita un’opera di Spinello Aretino che rappresenta la peste a Roma. Spinello, originario di Arezzo – precisamente di Capolona – si trasferì in città con il padre, un orafo, dopo essere rimasto vedovo. Spinello divenne uno dei pittori più richiesti in Toscana, lavorando a Lucca, Pistoia, Pisa e Firenze. Il comune di Arezzo, in segno di riconoscenza, gli concesse un’esenzione fiscale per le sue opere realizzate nel Palazzo dei Priori. Spinello morì all’età di 60 anni nel 1410.

Lasciata la chiesa, il turista francese si avventura lungo via di San Vito. San Vito e San Modesto furono martiri cristiani siciliani, fuggiti in Lucania ma catturati e uccisi durante la repressione di Diocleziano. La chiesa di San Vito ad Arezzo fu consacrata nel 1237 dal vescovo Marcellino e oggi ospita un deposito e un opificio di restauro per opere d’arte.

A proposito di San Vito, c’è un aneddoto legato all’assedio perugino respinto dagli aretini nel 1368. Era il 15 giugno, giorno dedicato ai santi Vito e Modesto, quando l’esercito perugino, guidato dal condottiero inglese Giovanni Acuto (spesso alleato delle forze papali e dei fiorentini), tentò di conquistare Arezzo, ma fu respinto. A seguito della vittoria, nel rione si svolgeva una festa annuale in onore dell’evento.

Questo episodio testimonia come, dopo la morte di Guido Tarlati, Arezzo fosse una “mosca nera” in mezzo a città “bianche”, fedeli al potere papale. Ma dove si trova oggi questa chiesa, ormai sconsacrata? E qual è il nome attuale della via? È via XX Settembre, dove Giorgio Vasari acquistò un palazzo, oggi sede del museo dedicato al grande artista e storico aretino. Curiosamente, Müntz stimava Vasari solo per i suoi scritti e i suoi progetti architettonici, meno per i suoi affreschi e dipinti. “De gustibus”, come si suol dire!

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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