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venerdì, Marzo 7, 2025
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Vittime di vittime: l’eredità invisibile dell’infanzia

Di fronte alla fragilità dell’esistenza, il dolore della perdita ci spinge a riflettere sul valore profondo della vita e sull'amore che supera ogni confine

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“Ogni giorno affrontiamo piccoli fallimenti: rovesciare una tazzina di caffè, perdere le chiavi, dimenticare un appuntamento. Questi episodi ci fanno sentire inadeguati, oppressi dalle responsabilità che si accumulano. È come essere simili a un computer sovraccarico, pronto a bloccarsi. Eppure, è fondamentale imparare a perdonarsi. Anche quando qualcosa va storto, tante altre cose vanno bene. Se sbagliamo 30 cose, ne facciamo altre 70 con dedizione e successo, mettendoci amore e impegno, ed è per questo che meritiamo di perdonarci.

Tuttavia, per molti questa è una sfida. Alcune persone si rimproverano per ogni sbaglio, accumulando un senso di colpa che diventa insostenibile. Conosco diverse persone che vivono questa lotta interiore ogni giorno, incapaci di concedersi quel perdono di cui avrebbero bisogno. E viene da chiedersi: perché si continua a essere così severi verso sé stessi? Perché tante persone faticano così tanto a perdonarsi, quando ne avrebbero più bisogno?

Fortunatamente, il mondo sta cambiando, e con esso anche i nostri modi di relazionarci. Non è più così comune trovare padri padroni o capofamiglia che decidono le sorti di tutti senza ascolto. C’è maggiore apertura, e il peso dell’autorità, che una volta schiacciava le famiglie, si sta lentamente ridistribuendo. Anche gli animali, che vivono accanto a noi, stanno evolvendo. Tuttavia, non è la semplice vicinanza all’uomo che li guida verso un cambiamento, ma la loro capacità di adattarsi e sviluppare sensibilità proprie, talvolta nonostante gli esempi umani. Questa trasformazione, pur lenta, ci dà speranza che un giorno potremo vivere con più empatia verso noi stessi e verso ogni forma di vita.

Nel tempo, inoltre, sta maturando una crescente attenzione nei confronti del modo in cui trattiamo gli animali, non solo come compagni, ma anche come esseri capaci di provare affetto e sofferenza. Forse un giorno l’umanità smetterà di cibarsi di creature che, come noi, provano amore per i propri piccoli. Una mucca che desidera nutrire il suo vitello con il proprio latte, un agnello che cerca protezione dalla madre, e invece finisce sulle tavole di Pasqua, o un maiale che, intelligente com’è, percepisce il proprio destino. Ogni specie animale vive legami familiari profondi. Le madri del mondo, indipendentemente dalla specie, condividono lo stesso amore per i loro piccoli. Questi gesti universali di cura e protezione meritano di essere compresi e rispettati. Se possiamo imparare ad avere cura per il nostro “bimbo ferito”, possiamo estendere questo amore anche a tutti gli esseri viventi, aprendo la strada a un futuro di maggiore rispetto.

Forse, la risposta risiede nel passato. Come diceva Louise Hay: “Non possiamo incolpare i nostri genitori per le nostre difficoltà, poiché anch’essi sono stati vittime di chi li ha preceduti. Nessuno può trasmettere ciò che non ha mai ricevuto. Se i nostri genitori non hanno imparato ad amare e accettare le proprie imperfezioni, come avrebbero potuto insegnarcelo?”. Ogni genitore, a meno che non sia gravemente negligente, fa del suo meglio, ma spesso porta con sé le ferite invisibili della propria infanzia.

Questa consapevolezza dovrebbe spingerci ad essere più gentili, non solo verso chi ci ha cresciuto, ma anche verso noi stessi. Non esiste un manuale che ci insegni come essere genitori o come vivere senza errori. Ognuno di noi porta con sé una storia fatta di paure e limiti che non sempre è facile superare. Il perdono diventa quindi un atto di liberazione, sia per chi ci ha preceduto, sia per quel “bambino ferito” che abita dentro di noi e che merita amore e comprensione.

Ascoltare con attenzione le storie dei nostri genitori può aiutarci a comprendere le loro rigidità, e questo ci permetterà di accettare meglio i nostri limiti. Solo attraverso questa comprensione si può iniziare un vero processo di guarigione. Facciamo del nostro meglio con ciò che abbiamo, e questo è già un grande traguardo.

Il dono più grande è imparare ad amare quel “io ferito” interiore, accettando che non abbiamo tutte le risposte, ma che possiamo continuare a crescere con amore e pazienza, sia verso noi stessi che verso gli altri”. * S.S.C. *

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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