CONTEMPORANEA ALLA NASCITA DELL’UNITÀ ETRUSCA, SI SVILUPPA IN GRECIA L’ARTE ARCAICA NEL VII E VI SECOLO A.C. In questo periodo, in Grecia, nelle isole dell’Egeo e nelle colonie, si sviluppa l’arte arcaica, innovativa, caratterizzata dall’astrazione decorativa e geometrica delle forme, sia disegnate che scolpite.
Si abbandonano alcune convenzioni, come la frontalità, la simmetria e la ripetizione geometrica.Continua a leggere
Prevale l’assenza di un fine specifico, di interessi particolari o delle stesse ricerche naturalistiche, e domina il simbolo sulla forma.
Questo nuovo aspetto artistico non si configura come un fenomeno compatto e unitario, ma offre un quadro di manifestazioni artistiche parallele, influenzato dalla varietà delle popolazioni greche – ioniche, eoliche, doriche – e delle stesse colonie, dove si svilupparono vari centri artistici.
Questi frazionamenti paralleli portarono anche all’inserimento e all’influenza di caratteri locali, che poi confluirono in tendenze regionali.
La stessa mobilità degli artisti e i loro contatti, specialmente nei grandi santuari, contribuirono a un processo unitario di fusione, culminato nello stile “Classico”.
Se consideriamo, per esempio, le origini dell’opera statuaria greca, localizzata inizialmente a Creta sotto influssi egizi, notiamo che questa si espanse su tutto il continente ellenico. Inizialmente basata su sculture di piccole dimensioni, come quelle minoiche, subì una trasformazione dimensionale, raggiungendo misure naturali, probabilmente grazie a una maggiore disponibilità di marmo.
L’arte arcaica creò i tipi di sculture noti come “kouroi” (giovani), statue nude virili rappresentanti atleti o Apollo, e anche “korai”, figure femminili panneggiate. Queste statue non erano imitazioni naturalistiche del corpo umano, ma vere e proprie opere d’arte, di bellezza autonoma, e potevano essere dedicate alle divinità o poste su tombe o in siti particolari.
I segni caratteristici erano i contorni delle figure che racchiudevano esteriormente la composizione, e nelle statue si ritrovavano luci e ombre, non come elementi formali, ma descrittivi, indice di una linearità che si contrapponeva alla plasticità dello stile.
I FENICI SACRIFICAVANO FANCIULLI
I Fenici erano considerati gli abitanti delle città costiere a nord della Palestina. La loro storia inizia nel terzo millennio a.C. e si estende fino al primo millennio a.C. Il nome “Fenici” sembra derivare dalla porpora (“phoinix” in greco), una materia che essi esportavano e commercializzavano in tutto il mondo allora conosciuto.Continua a leggere
Loro si chiamavano “Cananei” (dalla zona della Palestina pre-ebraica).
L’arte fenicia non era originale, subiva influenze egiziane e mesopotamiche; nell’ultimo periodo prevalsero influssi greco-ionici, ma non è chiaro fino a che punto si spinsero con la loro capacità di navigatori.
Tra le rovine del tempio di Rashef a Byblos si trovano obelischi simili a quelli presenti in Scozia e Inghilterra, datati intorno al 2000 a.C.
Gli insediamenti fenici nel Mediterraneo, salvo Cartagine, non furono vere colonie, ma piuttosto porti di commercializzazione dei loro prodotti, spesso importati dall’Oriente piuttosto che creati da loro stessi.
Cartagine fu un’eccezione, in quanto vi fu un vero e proprio dominio politico-militare. Tuttavia, la madrepatria non ebbe rilevanza politica; anzi, molte zone dove i Fenici commerciavano erano sotto il dominio dei faraoni, e anche le città della madrepatria finirono nell’orbita ellenistica con la conquista di Tiro da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C.
Nei luoghi elevati o sulle colline, i Fenici erigevano i loro luoghi di culto, con stele e obelischi attorno a un altare centrale.
Simili ritrovamenti sono stati fatti anche in Sardegna.
In questi altari, spesso sacrificavano fanciulli.