Da Silla a Cosimo: i due Neroni di Arezzo
Correva il lontano 82 a.C., quando Mario tolse il comando della spedizione di Silla contro Mitridate, re del Ponto. Silla, appartenente a un’antica famiglia patrizia romana ormai decaduta, fu nominato console per le sue capacità di condottiero e si accingeva a invadere, in Anatolia, il regno di Mitridate VI.
Quest’ultimo era un discendente dei re del Ponto, sovrani che, per non essere avvelenati, assumevano piccole dosi di veleno per diventare immuni.
Per i Romani furono necessarie tre guerre per annientare questo potente regno. Continua a leggere
Gaio Mario, un homo novus senza origini nobili (forse adottato), intraprese la carriera militare e, una volta divenuto console, riuscì a sconfiggere i Teutoni e i Cimbri (tribù germaniche) con il suo esercito.
Fu proprio Mario a togliere l’incarico a Silla di muoversi contro Mitridate, scatenando così la guerra civile.
Gli Aretini sostennero Mario con denaro e armi, appoggiando la sua politica popolare, mentre Silla, aristocratico, cercava di rafforzare il potere del Senato.
La guerra si concluse con la marcia di Silla su Roma e la battaglia finale alla Porta Collina il 2 novembre dell’82 a.C. (tra l’attuale via XX Settembre e via Goito).
Successivamente, Silla, divenuto dittatore, si vendicò degli Aretini: invase la città, la mise a ferro e fuoco, e distrusse in parte le ciclopiche mura (14 metri di altezza e 4/5 metri di larghezza, secondo Tito Livio).
Il secondo “Nerone” per Arezzo fu quel gottoso di Cosimo I, che distrusse le 20 torri medievali dei nobili Aretini, il castello sulla sommità del colle, seppellì i resti dell’antico foro romano (il Prato), rubò la Chimera e altre opere, deturpò le coperture dell’anfiteatro nascondendo i resti dell’antica Arezzo romana, come se volesse cancellarne l’antica grandezza, e trasformò la città in una prigione, controllata dall’alto dalla Fortezza e dai vari bastioni tutt’intorno. Che la gotta lo colga anche ora!
La sorgente è fonte di vita e luogo di culto
Aritim, nome etrusco di Arezzo, ha le sue origini più di 800 anni prima della nascita di Cristo.
È la città più antica della Toscana, una delle dodici lucumonie (città-stato) dell’Etruria, situata lungo il corso del fiume Arno, che talvolta inondava la piana di Arezzo prima di confluire nel Clanis e successivamente nel Tevere.
Il fiume fu deviato a Pratatinco con una paratia di travertino e fatto defluire verso il Valdarno, per ottenere più terre coltivabili, fino a giungere a un laghetto proprio sotto la sorgente dell’Arno sul Monte Falterona (1654 metri).Continua a leggere
Una scoperta archeologica risalente a circa 200 anni fa (1838), quando una pastorella rinvenne una statuetta di bronzo, ha portato alla luce, fino ad oggi, circa 850 reperti.
Il luogo era un passaggio per itinerari verso nord, da e verso Bologna, l’insediamento etrusco più a nord.
Arrivati a Stia, si prosegue per Papiano e poi per Madonna di Montalto, prendendo poi il sentiero 82 per Vitereta, quindi il 4 per Capo d’Arno, e infine il sentiero 3 che porta al piccolo Lago degli Idoli, luogo di culto già dal V secolo a.C. (da Stia 20 km, 6 ore di cammino).