I fiorentini frequentavano ancora “Lo Scoglio” di Livorno: Quercianella, Castiglioncello, forse per evitare di pagare i pedaggi della Firenze-Mare.
Il trenino che da Firenze giungeva a Viareggio era lento come una lumaca in un campo di granturco; solo i ricchi del nord, piemontesi e milanesi, insieme ai discendenti del casato di Castruccio de’ Castracani, partecipavano a quelle gite.
Castruccio, noto per la sua astuzia e opportunismo nei confronti del re d’Italia Ludovico il Bavaro, era accusato di essere un assassino e un paraculo.
In realtà, aveva partecipato come cavaliere alle spedizioni contro il Papa condotte dall’imperatore Arrigo VII, ma non era stato lui a prendere parte a queste campagne, bensì le milizie dei Tarlati, guidate da Guido e dal fratello Pietro (Pier Saccone).
All’epoca, Castruccio stava ancora servendo Uguccione della Faggiola, signore di Pisa, e si era fatto nominare “signore” di Lucca nel 1313.
Nel 1327 conquistò Pisa e si allontanò dalla fiducia dell’imperatore Arrigo VII, dimostrando di essere un abile stratega, ma anche un opportunista. Tra le sue imprese più note vi è la sconfitta dei fiorentini a Montecatini.
Tornando alla Versilia, nella metà dell’800 si accoglievano i bambini malaticci in una delle prime colonie, situata proprio in Piazza dell’Ospizio.
Nel lontano luglio del 1950, gli Agnelli avevano ancora la loro villa tra il Cinquale e Ronchi, con un sottopasso per accedere alla spiaggia.
In quella giornata di mare, mio padre mi portò, vestito elegante, al Bar del Bagno del Grand Hotel Principe di Piemonte, che era stato il Select Hotel degli anni ’20.
Qui, i dirigenti dell’Arezzo si ritrovarono per brindare alla vendita di Ferrario alla Lucchese per 10 milioni, e io diventai tifoso dell’Arezzo.