PIERO, LE GUALDANE DI DANTE, LA BATTAGLIA, LA TORRE ROSSA E I SOLITI MEDICI
Siamo nel 1232 e vieme ultimato il palazzo dello stato comune di Arezzo tra via Pellicceria e il Praticino e eretta in mattoni refrattari una torre, detta torre rossa che dominava la grande piazza che da san Niccolò arrivava fino alla Pieve e alla torre di Borgunto e lo stesso Praticino dove vi erano le tribune per assistere alle gualdane dantesche, scorrerie nel campo nemico, le antiche giostre, che possono essere equiparate a un calcio in costume fiorentino o inglese, con la rottura del coccio avversario, tramite l’utilizzo di armi non contundenti dei soli cavalieri, ( le giostre del mestolo, lett.108 capitolo II, Vasari, riprese da manoscritto Piccionis, poi perso). Continua a leggere
Pier della Francesca nel1460 circa, quando dipinse, la battaglia di Cosroe ed Eraclio si rifà proprio a queste, dando l’immagine nell’affresco di una densità di combattenti come erano lo svolgimento di queste, nella piazza vi erano 80 fanti a mani nude e 4 cavalieri al raggiungimento nel campo avversario del bersaglio da colpire, il coccio.
Alcuni dicono che si rifa ai drappi fiamminghi visti a Rimini, altri alla vera battaglia di Anghiari 1440, ma la storia non poteva riportare i giorni del mestolo, troppo diminuitivo, anche se ludico gioco sulle chiapoe sode come il coccio!?
L’affresco che si inserisce nella storia della Croce nella battaglia dell’anno 627, in quanto l’imperatore persiano, Cosroe avendo occupato Gerusalemme nel 615, si era impadronito della reliquia della Croce e si faceva venerare come dio vivente, pertanto l’imperatore bizzantino, Eraclio, si mosse contro e riuscì a riconquistare la città Santa, e condanno’ a morte per decapitazione il persiano blasfemo, dopo avsrlo sconfitto e fatto prigioniero.
E i Medici, direte voi cosa si azzeccano,… ebbene la torre del Palazzo Stato Comunale in quanto poteva nascondere, dalle loro bocche dei cannoni zone della città, la fecero buttare giù e ordinarono di rimpicciolire la grande piazza sottostante, con nuove costruzioni e con le stesse logge Vasari, i soliti appestati da gotta.
” Corridor vidi per terra vostra, o aretini, e vidi gir gualdane, fedir torneamenti e correr giostra”
Dante lo ricorda nel XXII canto dell’inferno, ma cosa erano a quei tempi!??…
Del tutto differenti dalla attuale giostra del Saracino, si svolgevano nel periodo dei primi di settembre di ogni anno, la festa del mestolo ne è una riprova, erano cinque giorni di battaglie con armi non contundenti in cui si svolgevano nella grande piazza di Arezzo si divideva la piazza in due settori e i 4 cavalieri per squadra, dotati di lancia imbottita e mazzafrusto anch’esso imbottito, con 20 fanti ciascuno e questi senz’armi e solo con l’uso di forza a bloccare il nemico dovevano raggiungere il coppo di coccio nel campo avversario e romperlo, eliminando la squadra nemica. Continua a leggere
Otto erano le case nobili che si combattevano una per vallata e 4 per la città.
Partecipavano cavalieri che venivano anche da altre città stato.
Rinomati erano i cavalieri aretini e le loro squadre di fanti, tutti sapevano che l’arte della guerra era un eccellenza tra il popolo del cavallino rampante.
Oltre che la battaglia nel campo di lotta del coccio, vi era la propria corsa dei cavalieri che dovevano abbattere ne loro tracciato altri bersagli di coccio legati a pertiche lunghe tenute da fanti nemici da dentro delle torri di legno, fortificazioni.
Giungevano anche nobii famiglie imperiali ad assistere a queste attività di divertimento bellico, e forse venne a vederle anche Dante.
Poi con il passare del tempo e sotto il dominio che oscuro’ la gloria di Arezzo quello dei malati, di gotta, i Medici, ebbero dei cambiamenti e mutarono con la battaglia contro il Saraceno a cui veniva dato il bersaglio da colpire, interrotte nel 1810 si ripresero solo nel 1904 per festeggiare l’anniversario di Petrarca e poi dal 1931 ad oggi salvo il periodo della seconda guerra mondiale.
” Alla battagli o alla gualdana!!?”.
Una sfida nel tempo- A challenge through the time