Qualche volta mi sono fermato prima di Acquapendente e volevo cercare l’oro nel fiume, ma non avevo il setaccio, però chissà quante pagliucole sono state trovate nei rivoli che scendono dall’Amiata e pure in quel di Petriolo e Campiglia Marittima, erano zone in cui gli Etruschi riuscivamo a ricavare l’oro, di cui conoscevano le varie forme di lavorazione.
Anche la Lunigiana e Garfagnana furono posti dove si setacciava oro e vi erano miniere del più povero metallo, cioè l’argento, alcune di queste, in epoca medievale, furono di proprietà della famiglia di Castruccio de Castracani, quel paraculo lucchese, che scalzo’ il nostro Tarlati, da essere gonfaloniere dell’Imperatore.
Ma la scoperta e l’innovazione etrusca fu nella costruzione dell’ arco.
In epoca precedente le entrate delle tombe o abitazioni eramo fatte da colonne e pietre messe in modo ipostatico, cioè una sopra all’altra con il lastrone ad architrave; ebbene i nostri antichi etruschi idearono un basamento ad impalcatura in cui inserivano pietre a forma di cuneo, i conci, in modo tale che completata la struttura si aveva una resistenza superiore ad una struttura in appoggio, o ipostatica.
Se non piove vado sotto Castell’Azzara, e se non me morde ‘na vipera, cerco loro, sì du’ fette di pane, alla botteghina sale tabacchi, con quel salame tagliato alto nel culaccio!!!!