Le indagini condotte dal Nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro di Perugia hanno portato alla luce un sistema criminale che ha coinvolto circa 70 persone, principalmente di origine straniera, costrette a lavorare in condizioni disumane e senza alcuna tutela impiegati in condizioni in aziende agricole tra Perugia, Grosseto, Siena e Arezzo.
Le vittime di questa rete criminale sono state impiegate fino a 10 ore al giorno, per una misera retribuzione di sei euro all’ora, senza alcun contratto o diritto garantito, compresi ferie e pasti.
Questi lavoratori, alcuni dei quali clandestini, venivano trasportati su furgoni sovraffollati e condotti nei campi senza alcuna considerazione per la loro sicurezza o dignità umana.
Cinque gli indagati, tutti di nazionalità turca e marocchina, sono stati accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Titolari di due ditte agricole della provincia di Perugia, hanno costretto i lavoratori a vivere in condizioni miserevoli, spesso in casolari fatiscenti, per i quali veniva loro richiesto un pagamento mensile aggiuntivo, sottratto brutalmente dalla già scarsa retribuzione.
Le indagini, durate un anno, hanno rivelato un quadro agghiacciante di violenza e sfruttamento.
I lavoratori erano costretti a vivere nel terrore, senza alcun diritto riconosciuto, mentre i responsabili della rete criminale godevano dei profitti illeciti.
È grazie alla denuncia coraggiosa di un clandestino nigeriano, vittima di sfruttamento e violenze, che questa rete criminale è stata smantellata.
La sua testimonianza ha permesso alle autorità di agire e di porre fine a questa situazione ingiusta e disumana.
Per i “caporali” è stata disposta una misura degli arresti domiciliari e il sequestro preventivo di oltre 230mila euro, per quattro di loro anche obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.