A Molinbianco viveva un contadino di nome Quinto, sesto figlio di famiglia ma quinto sopravvissuto, perché la prima, una femmina, era nata strozzata dal cordone ombelicale.
Quinto aveva un’asina che, dopo aver trasportato sotto il sole un carico di farina dal Mulino del Landi, in quel di Frassineto, aveva contratto il cimurro. Il suo raglio era diventato un gracchiare simile a quello di una gazza e, per di più, le era comparso un gonfiore sotto il ginocchio della gamba anteriore destra, sforzata dal pesante carico, dato che era mancina.
Disperato per la sua bestia, incapace perfino di trainare il baroccio, Quinto venne a sapere di una pozza miracolosa nei pressi di Agazzi. Non abbandonate la lettura: anche ad Arezzo esisteva una sorgente considerata miracolosa, alla stregua di Lourdes. Gli zoppi non avrebbero iniziato a correre come atleti olimpici – le Olimpiadi sarebbero arrivate solo secoli dopo – ma la pozza aveva fama di guarire: le donne vi lavavano i piedi per curare l’artrite e il viso per migliorare l’aspetto, si diceva che a un uomo sdentato ricrescessero i denti, a una donna sfregiata sparisse la ferita, e a un matto tornasse la ragione.
Il Landi, informato di queste meraviglie, decise di portare la sua asina nella pozza. Lungo il cammino incontrò Filomena, la moglie del Taschino, custode del convento di San Lazzero, poco prima del Pontalto. Vedendo il contadino senza il baroccio, lo interrogò:
«Dove andate con la vostra asina senza il carretto?»
«Non lo vedete? Questa povera bestia zoppica. La porto alle Lampade, vicino ad Agazzi, dove c’è la pozza miracolosa!»
«Non ci portate la bestia: è solo per poveri cristi, non per animali!»
Ma il Landi non ascoltò consigli. Immerse l’asina nella pozza, e sebbene i miracoli non si ripetessero più, la bestia guarì da tutti i suoi mali.
In onore di quell’acqua miracolosa fu eretta una piccola chiesa, dedicata alla Madonna delle Sette Lampade. Ancora oggi, all’inizio di ottobre, si celebra la ricorrenza con bancarelle di giochi e chicchi, come ai tempi della mia infanzia. La veste della statua della Madonna, ormai lacerata, fu sostituita dopo la guerra con un paracadute trafugato da un aviere perugino che si era sposato con una donna del posto.


