Nei prossimi dieci anni, la provincia di Arezzo rischia di perdere 16.000 lavoratori. Non è un’esagerazione, ma un dato concreto pubblicato dalla CGIA di Mestre. Una fotografia nitida di un declino che molti fingono di non vedere.
Le cause sono note: crollo demografico, scarsa attrattività, formazione disallineata dal mondo del lavoro, costo della vita elevato, infrastrutture insufficienti. Un mix che spinge via giovani, competenze, idee.
Un lento svuotamento di capitale umano e non solo che colpisce anche Castiglion Fiorentino.
Ma cosa sta succedendo davvero a Castiglioni?
Ci si illude che basti il turismo per rimettere insieme l’economia. È vero, le presenze sono aumentate, e questo è merito di chi lavora ogni giorno nel settore. Ma mentre i numeri turistici crescono, i negozi nel centro storico chiudono. E allora la domanda è inevitabile: quanto di quella ricchezza resta davvero sul territorio? Possiamo davvero credere che una città viva solo di mercatini e B&B?
Castiglion Fiorentino ha una storia fatta di manifattura, artigianato, imprese, agricoltura. Abbandonarla per inseguire il turismo come fosse la panacea di tutti i mali è rischioso.
E nel mentre questo accade, la politica locale si concentra sugli eventi, sulle foto di rito, sulla “dolce vita”. Ma amministrare non è fare spettacolo, e di certo non si costruisce il futuro spendendo 1.700.000 euro del PNRR per un nuovo ufficio dei vigili urbani. Dov’è la visione strategica? Dove sono gli investimenti strutturali, quelli che creano lavoro, opportunità, servizi?
Castiglioni ha bisogno di scelte chiare, coraggiose e lungimiranti. Di una politica che torni a parlare di scuola, impresa, formazione, infrastrutture.
O si cambia rotta, o il futuro prenderà il volo.
PAOLO BRANDI
Capogruppo Rinascimento Castiglionese