Arezzo, la città che vanta una storia millenaria, si sta rapidamente guadagnando un nuovo primato: quello dell’abbattimento arboreo lampo. Un’arte raffinata, una tecnica da veri professionisti, in cui la prontezza di riflessi dell’Amministrazione comunale farebbe invidia persino a un team di soccorso d’emergenza.
Martedì 28 gennaio, alcuni pini di via IV Novembre hanno avuto la sfortuna di essere dichiarati “di potenziale e concreto pericolo” e sono stati giustiziati con una rapidità tale che nemmeno i residenti hanno avuto il tempo di abbracciarli un’ultima volta. La decisione, dicono dall’Amministrazione, è stata presa dopo un sopralluogo il giorno precedente. Un fulmineo colpo di scena, degno delle migliori spy story, in cui un lunedì qualunque si trasforma, in 24 ore, in una sentenza di abbattimento inappellabile. Se solo la burocrazia italiana fosse così efficiente in altri ambiti!
L’assessore Casi ha prontamente respinto qualsiasi accusa di impulsività, sottolineando che la sicurezza viene prima di tutto. E come dargli torto? Del resto, chi non si sveglia ogni mattina temendo di essere travolto da un pino che decide, senza preavviso, di rovinare il suo equilibrio esistenziale? La cittadinanza deve dunque stare tranquilla: qui ad Arezzo non si attende che un albero cada per intervenire, lo si elimina preventivamente. Prudenza, non paranoia.
Alcuni malpensanti – tra cui i consiglieri comunali Donato Caporali, Michele Menchetti e Francesco Romizi – hanno insinuato che questa fretta possa nascondere una scarsa considerazione del verde pubblico, con abbattimenti sistematici camuffati da misure di sicurezza. Hanno addirittura osato notare che per gli alberi dell’anfiteatro, dichiarati anch’essi instabili, si sta aspettando da un anno e mezzo. Ma è evidente che esistano alberi pericolosi di serie A e alberi pericolosi di serie B: quelli di via IV Novembre, evidentemente, erano degli anarchici radicali pronti alla rivolta, mentre quelli dell’anfiteatro hanno ancora margini di redenzione.
Nonostante tutto, l’Amministrazione garantisce che gli alberi abbattuti sono stati immediatamente rimpiazzati con altri più adatti al contesto. Chissà, forse minuscole piantine che fra qualche decennio, se sopravviveranno al prossimo piano di sicurezza preventiva, potrebbero offrire una nuova ombra cittadina.
Nel frattempo, i cittadini aretini possono dormire sonni tranquilli. Il loro Comune vigila attento, sega alla mano, pronto a stroncare sul nascere qualsiasi minaccia arborea. In fondo, è solo una questione di sicurezza. O no?
In Via Bologna, 3/4 anni fa, tagliati tre bellissimi, sanissimi e stabilissimi pini…facevano tanta ombra, specie al Comune si vede.
Ai tagliatori incaricati “…ma perchè?..” ” eh…ma tanto devono ripiantare qualcos’altro…c’è l’obbligo di legge…”
Mai ripiantato manco un geranio. D’estate sole a picco, che tanto ora ce n’è poco.
Le piante hanno un ciclo di vita come tutti gli esseri viventi che siano fauna o flora
Per quanto riguarda i pini hanno una vita media di 70-100 anni con eccezioni sopra questi limiti.
I pini della citta che sia del prato di via fra guittone o altro sono stati piantati intorno agli anni 30 quelli di via giotto negli anni 70.
Ora è chiaro che questi pini devono per forza essere sostituiti pena la caduta degli stessi. Non ci facciamo illusioni che possano restare in eterno perchè eterni non sono. Un amministrazione attenta potrebbe programmare la sostituzione graduale degli stessi anche con la medesima varietà in modo da non stravolgere il paesaggio tipo abbattere e ripiantare un pino si e uno no al prato aspettare 5/10 anni e poi sostituire i restanti. Non capisco invece perche non vengano ripiantati i lecci mancanti nelle alberature/siepe di piazza Guido Monaco
Quei pini in Via Bologna non erano vecchi pini tipo quelli del Prato o, che so, il pino miracolosamente ancora presente in Via Giotto di fronte al palazzo di vetro.
Erano pini, la butto là, di circa 30 anni, tronco già grande e ben dritto, con ancora ampio margine di crescita per decenni, ma già abbastanza alti e rigogliosi da fare una bella ombra in estate.
In zona, dopo il paio di fortunali che hanno interessato il nostro territorio, c’è stato uno “spicinio” di alberi tagliati nei vari condomini e proprietà private, oltre che nei luoghi pubblici.
E’ un problema serio, perché un albero che cade è un rischio grande per la pubblica incolumità e il proprietario è soggetto in ipotesi a responsabilità. Ma non si può tagliare per questo ogni alberatura presente, che a parte l’amenità dei luoghi, molto contribuisce d’estate ad alleviare i picchi di calore e a umidificare l’aria.
E una città tutta di cemento non è un belvedere. Proprio perché si mantengono pini ben più imponenti e vecchi, magari anche cresciuti obliquamente, non aveva senso tagliare pini come quelli. E’ stato un vero scempio ambientale.
E se lo si fa, si devono sostituire con piante più adatte a resistere ai picchi d’intemperie pericolosi.
Non so se c’è effettivamente anche un obbligo di legge a sostituire le piante abbattute,come mi dissero i tagliatori…verificherò.