In un mondo sempre più urbanizzato e frenetico, dove la natura sembra relegata ai margini della quotidianità, gli orti urbani emergono come oasi di benessere e connessione. Questi spazi, spesso nati dalla riconversione di aree in disuso, non sono solo luoghi per coltivare verdure e fiori, ma diventano veri e propri centri di rigenerazione fisica e mentale. È in questo contesto che si inserisce il lavoro di Isabella Dalla Ragione, archeologa degli alberi da frutto e fondatrice della Fondazione Archeologia Arborea, un progetto dedicato alla riscoperta e alla tutela del patrimonio vegetale antico. La sua visione ci invita a riflettere sul valore terapeutico della terra e su come essa possa guarire tanto il corpo quanto lo spirito.
Gli orti urbani, infatti, rappresentano molto più di una risposta al bisogno di spazi verdi in città. Studi scientifici dimostrano che il contatto con la natura, anche in contesti artificiali come un orto cittadino, ha effetti benefici sulla salute mentale. Coltivare un orto significa riscoprire il ritmo lento delle stagioni, imparare a prendersi cura di qualcosa che cresce e, in un certo senso, riconnettersi con una parte ancestrale di noi stessi. È come un dialogo silenzioso con la terra che, in cambio della nostra dedizione, ci regala pace interiore, fiducia e gratitudine.
Il lavoro di Isabella Dalla Ragione, con la sua attenzione verso varietà dimenticate di alberi da frutto, si collega profondamente a questa idea di cura e recupero. Salvare piante che rischiano l’estinzione è un gesto che richiama l’urgenza di prendersi cura anche della nostra umanità, spesso smarrita nel caos delle metropoli. In fondo, il recupero delle specie vegetali antiche non è forse una metafora del bisogno di recuperare noi stessi? Gli orti urbani diventano così piccoli santuari in cui la modernità e la tradizione si incontrano, offrendo un terreno fertile per la rigenerazione personale e comunitaria.
Questi spazi si stanno trasformando in veri e propri luoghi di terapia. In molte città, tra le più fortunate, infatti, vengono promossi programmi di ortoterapia destinati a persone con disabilità, anziani o individui che affrontano situazioni di stress o depressione. Coltivare, seminare e raccogliere non sono più soltanto attività pratiche, ma diventano strumenti di riabilitazione e inclusione. Come sottolinea Dalla Ragione, lavorare con le mani a contatto con la terra ci restituisce una dimensione di semplicità che troppo spesso dimentichiamo.
La trasformazione di terreni abbandonati in orti condivisi porta anche un valore aggiunto sociale. Questi spazi favoriscono l’incontro tra persone di generazioni e culture diverse, creando nuove comunità. La terra diventa un linguaggio universale: un anziano che insegna a un bambino come piantare un seme, un migrante che introduce nuove tecniche di coltivazione, una famiglia che scopre il piacere di raccogliere insieme ciò che ha seminato.
Isabella Dalla Ragione, con il suo impegno per la salvaguardia del passato agricolo, ci ricorda che la natura porta con sé una memoria preziosa. Riconnettersi a questa memoria attraverso gli orti urbani significa ritrovare il contatto con una saggezza antica che insegna a vivere in armonia con il mondo che ci circonda.
Oggi più che mai, gli orti urbani rappresentano una risposta concreta alle sfide contemporanee. Non solo migliorano la qualità dell’aria e la biodiversità urbana, ma rispondono al nostro bisogno innato di connessione e cura. In un piccolo fazzoletto di terra, tra semi e germogli, si cela la possibilità di una rinascita. E forse, come ci suggerisce il lavoro di Isabella Dalla Ragione, proprio attraverso la riscoperta del legame con la terra possiamo ritrovare noi stessi, guarendo le ferite di un vivere spesso disconnesso dalla natura.S.S.C.
* Isabella Dalla Ragione
Nata a Sansepolcro (Arezzo) nel 1957, è un’agronoma e ricercatrice italiana nota come “archeologa degli alberi da frutto”. Nel 1985, insieme al padre Livio, ha fondato “Archeologia Arborea”, un frutteto-collezione situato a Città di Castello (Perugia) per recuperare e preservare varietà storiche di alberi da frutto. Nel 2014 ha istituito la Fondazione Archeologia Arborea per garantire la continuità del suo lavoro. Autrice di libri e articoli, collabora con istituzioni internazionali e ha ricevuto prestigiosi premi per la tutela della biodiversità.