Non che fosse fornito di una varietà di giochi per tutte le età, ma tra questo e il Becherelli si dividevano i sogni e le aspettative di ogni ragazzo. Al Becherelli, con la sua cornice verde della vetrina, avevano messo anche una sbarra trasversale per evitare che si andasse a sbavare sui vetri, rimirando il trenino Lima o Rivarossi, o la bambola che diceva “mamma” tirando il filo. Si entrava e, al primo bancone, c’erano i giochi da bambine minuti, ma il secondo bancone ospitava i bollini, disposti in scompartimenti singoli e separati: quelli di coccio rossi sbiaditi e blu, ormai superati, quelli di porcellana da due con i vermicelli, e infine i nuovi di vetro con le alette interne, gli “schizzini”, classificati da 1, 2, 4, 5, fino a 8. Il valore veniva determinato anche dall’usura e dalle ammaccature.
Gli altri scaffali erano dedicati ai giochi da bambini: gru, camion dei pompieri e, soprattutto, i modellini di auto in microfusione della Mercury. Il pavimento era di legno, consumato e scuro, ma entrando lì non potevi fare altro che comprare qualcosa. Allora non esisteva ancora il cinema Corso (che ora, comunque, non c’è più), situato sopra la casa dove è nato Andrea Cesalpino.
Il 48, invece, si trovava poco sopra il Circolo Artistico. Questo negozio era avanti coi tempi: aveva i primi modellini in plastica da costruire, come aerei militari, ed era fornito dei primi aeromodelli a motore. La vetrina a monte era per i maschi, mentre quella a valle esponeva articoli per le femmine: cucine giocattolo, carrozzine, bambolotti e altri accessori. La cornice delle vetrine era nera, ma i palloni, a quei tempi, si compravano dal Peccianti Landi, così come gli elastici Pirelli per le fionde. Tra clismi (perette), aghi e siringhe, vendevano anche ciabatte Pirelli, scarpe da tennis e perfino racchette.
Sì, erano i tempi in cui il 125 andava via sovraccarico, le lavatrici non esistevano ancora e il frigorifero Fiat era un sogno!