Gentile Presidente,
Con la presente, noi, cittadini di Arezzo e individui che in passato hanno avuto il privilegio di ricoprire ruoli nelle istituzioni rappresentative del nostro Comune, esprimiamo una profonda preoccupazione in merito alla revoca della concessione della Sala Rosa del Palazzo Comunale per la proiezione del documentario “Maidan – La strada verso la guerra”, realizzato dal giornalista Vincenzo Lorusso.
Siamo turbati dalle motivazioni che hanno portato a questa decisione, in particolare dal fatto che il documentario sia stato giudicato in base a preconcetti, senza essere neppure visionato, e da etichette riduttive come “filo-russo” e “filo-Putin”. È inaccettabile che i cittadini di Arezzo vengano trattati come incapaci di valutare autonomamente il contenuto di un film che, non essendo vietato dalla legge, non dovrebbe essere sottoposto a censura.
Purtroppo, assistiamo troppo frequentemente alla criminalizzazione di posizioni critiche nei confronti della guerra in Ucraina, anche quando queste provengono da figure di grande autorità come Papa Francesco. Criticare la guerra non significa necessariamente supportare una parte, ma cercare di comprendere le radici profonde di un conflitto tragico, che ha causato un altissimo numero di vittime.
Sottolineiamo che il conflitto in Ucraina non è esploso “all’improvviso” con l’invasione russa, che per noi rimane comunque inaccettabile, ma ha radici storiche e geopolitiche che affondano nel disfacimento dell’Unione Sovietica, nel rovesciamento del presidente ucraino legittimamente eletto, nei fatti di Maidan, nell’espansione della NATO verso i confini della Russia e nella sanguinosa guerra civile tra la popolazione russofona e quella di lingua ucraina nel Donbass. Non si tratta di fare propaganda, ma di cercare di comprendere le dinamiche complesse che hanno portato a questa tragedia.
Per queste ragioni, vi invitiamo a rivedere la decisione di revocare l’uso della Sala Rosa e a permettere che i cittadini di Arezzo possano, in totale libertà, valutare il contenuto del documentario e decidere se condividere o meno i suoi messaggi.
Confidiamo nella vostra comprensione dello spirito di questa nostra lettera e restiamo in attesa di un vostro riscontro.
Cordiali saluti,
Paolo Nicchi
Gianni Mori
Alfio Nicotra
Articolo correlato: Arezzo, dove la propaganda diventa “inopportuna”
Al Teatro Petrarca ? Al Mecenate ? Non esiste da nessuna parte uno spazio alternativo che disinneschi la polemica ? Qui si polemizza con toni da esuli e diritti civili in pericolo . Leggendo le cronache politiche del Paese , a volte la Sinistra sembra adottare una una politica all’uncinetto invece di protestare apertamente , semplicemente ma senza sperare in un “Coup de théâtre “ .
Se poi le proteste sulle Sale Rosa diventeranno occasione , per qualcuno , di volerle ritinteggiare Rosse o Nere speriamo almeno che non sia vernice indelebile .
Perché saltare l’ostacolo e colpevolizzare chi ha proposto un’altra lettura del conflitto russo/ucraino? Ed accettare la revoca alla concessione di una sala cinematografica per un documentario? I diritti civili sono in pericolo con questa “destra autoritaria”ma tu riesci solo a vedere i merletti dell’uncinetto! È censura che non è buona sia rossa o nera!
Buongiorno , non capisco . Se l’obbiettivo e’ far conoscere e vedere il documentario in questione , mi sembra logico che prevalga la ricerca di un luogo il più possibile adatto e conosciuto e andare dritti al punto , la sua divulgazione. Leggendo le cronache dei recenti mesi si trova un po’ di tutto su questo evento , dalla ricerca di un luogo “Sacro” dove proiettarlo al classico Cineforum , e ciclicamente in base al tipo di richiesta , a volte bizzarra, sono seguiti alcuni dinieghi. Comprendo il voler soffermarsi sul concetto “censura” , ma agli informatori di queste verità da diffondere interessa il fine ultimo o una insistente procedura polemica come approccio marketing , dove ci si fa stare tutto e il suo contrario ?
Personalmente ammetto la mia visione gretta e piccolo borghese , legata al solo timore di qualche tafferuglio o blocco stradale , ele relative difficoltà nel rientrare a casa . Purtroppo capita spesso negli ultimi anni , a causa dei lunghi atti preparatori per lo sfinente svolgimento e riavvolgimento di mille eventi come il ConfNatale Tirolese e altre delizie .
Comunque sempre no alla censura e buona visione.
Nonostante la lettera lo neghi a leggerla non si può che concludere che gli estensori sono oggettivamente filo-putiniani. Basta il riferimento alle cause della guerra, tutte individuate secondo propaganda russa ( si sono dimenticati solo i nazisti ucraini). Non dubito nemmeno che queste persone ritengano l’invasione inaccettabile, ma la loro “critica alla guerra”, anche se questa volta non lo dicono, si risolve sempre nell’opporsi agli aiuti militari all’Ucraina, e quindi a oggettivamente rendere inevitabile il completamento dell’inaccettabile invasione.
Detto questo io penso che si dovrebbe avere più fiducia nella forza democratica del nostro Paese e delle sue istituzioni locali, che dovrebbe essere appunto un Paese diverso da altri dove la parola guerra non si può nemmeno pronunciare perché essendo per la pace non si fanno guerre ma “operazioni speciali” e dove chiunque si azzardasse a criticare la guerra si ritroverebbe per anni al gabbio.
Le posizioni degli estensori della lettera hanno ( direi purtroppo) rilevante seguito e se la sala rosa è istituzionalmente individuata anche per le iniziative culturali e politiche non si dovrebbe temere di metterla a disposizione per iniziative del genere, dovrebbero essere altri i modi per contrastare certe posizioni e si dovrebbe aver più fiducia nella qualità delle proprie posizioni e di poter farle prevalere.
Avrei qualche perplessità in più per iniziative tipo quelle di Casa Pound, dovendo essere le istituzioni costituzionalmente antifasciste, ma per l’appunto in passato, con un escamotage della Lega che ne risultò richiedente, la sala fu concessa a una Casa Pound in maschera per un’iniziativa.
La maggioranza politica aretina poi è tartufesca. Anch’essa non si esime mai dai peana commemorativi di Berlusconi, ormai trasformato in santino la cui immagine sacra deve essere inviolabile se non da truci miscredenti.
Berlusconi è stato il più grande ammiratore e sostenitore occidentale di Putin, finanche a giustificarne l’intervento in Ucraina. Ma non c’era neanche bisogno dell’invasione dell’Ucraina per capire chi era Putin, bastava il macello in Cecenia o la sistematica eliminazione fisica di gente eccezionale come per esempio Anna Poliktovskaia e altre decine di giornalisti. Un conto sono gli inevitabili rapporti internazionali, un conto fare di un dittatore un amico da sbandierare. Naturalmente poi c’era Salvini che sbandierava Putin in t-shirt. La Meloni una fans che si complimentava per le vittorie elettorali.
Ora per carità rischiare di dissacrare la sala rosa.