Che cosa c’è di più “inopportuno” di un documentario? Beh, ad Arezzo abbiamo scoperto che la risposta potrebbe essere: “Proiettarlo in una sala comunale.” Così, con un colpo di tweet (ops, pardon, di post su X), il sindaco Alessandro Ghinelli ha chiuso il sipario su “Maidan, la strada verso la guerra”. Il documentario, prodotto da Russia Today, racconta la crisi ucraina dal punto di vista russo, e la sua proiezione, prevista per il 18 gennaio nella Sala Rosa del Comune, è stata annullata per “inopportunità di tale iniziativa in locali istituzionali”.
Una proiezione pericolosa?
Il docufilm in questione narra gli eventi di Euromaidan e il conseguente colpo di stato del 2014, accusando l’Occidente di aver sostenuto un cambio di regime che ha portato a otto anni di sofferenze nel Donbass. Il tutto condito con immagini di repertorio e interviste tradotte dal giornalista Vincenzo Lorusso, spesso associato alla narrazione russa in Italia. Ed ecco il dilemma: è lecito presentare un punto di vista scomodo, o è propaganda mascherata?
Guerra d’informazione o censura preventiva?
Secondo il Comune di Arezzo, ospitare il documentario sarebbe stato un errore. Perché? Per molti, il film è semplicemente una “macchina di disinformazione filorussa”. Per altri, è una voce fuori dal coro in un’epoca di narrazioni uniformate. Ma in un contesto in cui la guerra in Ucraina non è solo un conflitto armato, ma anche una battaglia di informazioni, si pone una domanda spinosa: cancellare eventi del genere è una legittima difesa contro la propaganda o una censura che uccide il dibattito?
La Sala Rosa si tinge di polemiche
Se il Comune parla di “inopportunità”, gli organizzatori gridano alla censura. Tra i protagonisti dell’evento, oltre a Lorusso, ci sarebbe stato Andrea Lucidi, altro giornalista noto per le sue posizioni controverse. Forse è proprio questa accoppiata a far tremare i polsi: parlare di geopolitica con accenti russi in un’Italia dove la solidarietà a Kiev è trasversale appare quasi un sacrilegio.
Un segnale “pessimo”
Non si è fatta attendere la reazione dell’opposizione, che ha definito la decisione del Comune un “pessimo segnale”. E qui, di nuovo, si accende il dibattito: qual è il confine tra la protezione dall’influenza straniera e la limitazione della libertà d’espressione?
E noi? Dove ci posizioniamo?
Non lo facciamo. Perché il punto non è stabilire chi ha ragione o torto, ma riflettere su un tema che ci riguarda tutti: quanto è giusto controllare ciò che si può o non si può ascoltare? Se un documentario ci pare fazioso, dobbiamo impedirne la visione o discuterne apertamente?
Un fatto è certo: a proiezione cancellata, il dibattito si è acceso comunque. Forse, allora, la vera domanda da porsi non è se fosse giusto proiettare il film, ma se ci fidiamo abbastanza di noi stessi per guardarlo senza farci manipolare.
E voi, da che parte state?
Proiettarlo in altre sedi , a mio avviso , è solo prudenza e opportunità dettata da tempi di violente contrapposizioni , non mi sembra censura ma forse una decisione presa di concerto anche con i vertici locali del Governo Italiano .
Devono proiettare liberamente e quanto vogliono , nessuna censura va posta , ma un utilizzo dei luoghi o funzioni pubbliche , per quanto spacciato per nobili fini , risulta sempre viziato dai proponenti e amministranti del momento. Molti questo dubbio se lo pongono anche per tante altre scelte , incluso le iniziative ConfNatalizie degli ultimi ventanni , sono da censurare o no certe occupazioni ? Un pensiero ed un augurio affettuoso alla giovane e brava giornalista prigioniera in Iran ; la famiglia per lei aveva chiesto il silenzio stampa , ebbene da quel momento allora si che tutti i media la nominano continuamente ! Censure? In Italia ? In Arezzo poi , dove si sa tutto di tutti , affermando per certo soprattutto quello che e’ vero a metà .
Qui se ti vedono , ti han visto !
È una revoca della sala dettata da opportunità politiche e meschine! Per ” vedere” dobbiamo prima accertarsi che i nervi ottici siano ben collegati al “cervello”