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mercoledì, Aprile 2, 2025
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Oggi vi racconto un po’ di me

Quando il giorno cede alla notte, nasce uno spazio prezioso per chi cerca il proprio tempo

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Ci sono persone che trovano la loro dimensione nell’alba, quando il primo raggio di sole accarezza la terra e gli uccelli intonano il loro canto, annunciando un nuovo inizio. Ma non è il mio caso.

Io mi nutro, con gioia, del silenzio della notte, di quel vuoto denso che sembra sospendere il tempo e aprire un varco verso un’altra dimensione. Quando tutto si acquieta e il mondo sembra smettere di correre, io finalmente ritrovo me stessa. È un momento prezioso, intimo, che non condivido con nessuno se non con i miei pensieri.

Fin da piccola, per motivi che non sto a raccontare ora, ho scambiato il giorno per la notte, come se fosse una chiamata naturale, una necessità radicata nella mia anima. E anche ora, nonostante gli anni siano passati e la vita abbia tentato di addomesticarmi con la sua routine, continuo ad amare il silenzio che, dopo una certa ora, avvolge la mia casa.

La notte è stata il mio rifugio per anni, quando mio marito, i figli, i cani e i gatti richiedevano incessantemente la mia attenzione durante il giorno. Solo allora, nel silenzio, potevo finalmente dipingere, comporre, creare, respirare. Le tele si riempivano di colore, i miei pensieri si liberavano, e l’artista che vive in me trovava finalmente il suo spazio per esprimersi.

Non nego che questa abitudine abbia avuto un costo. La salute ne ha risentito, lo so. Eppure, per me la notte è un incanto, una porta su un mondo fatto di introspezione, ricordi e progetti.

E a volte, mentre sto per chiudere gli occhi, sento il canto degli uccelli che salutano l’alba. Li amo, li adoro, ma quel momento mi turba. Mi fa sentire un piccolo rimorso, come se avessi sottratto tempo al giorno e alla cura di me stessa. So di aver perso qualcosa, forse, ma la mia anima vive per la notte, come se in quel silenzio trovasse una libertà unica.

Amo moltissimo anche il giorno. Ogni istante, ogni raggio di sole, ogni piccolo dettaglio ha una sua bellezza che mi rapisce. Se potessi, non dormirei mai. Il sonno mi sembra quasi un furto di vita, un’interruzione di qualcosa di prezioso, un timore ancestrale che possa accadere di non risvegliarmi più. Vivo con la sensazione costante di non voler perdere nulla, di voler catturare ogni momento, sia nel silenzio della notte che nella luce del giorno.

Quando riesco a recuperare qualche ora di sonno, mi sento, per una volta, come un leone, piena di energia. E allora mi riprometto di cambiare. Ma, come chi ha una dipendenza, alla fine ricasco. Non c’è notte in cui, prima di cedere al sonno, non mi dia della stupida e non chieda scusa al mio corpo per averlo bistrattato. Ma sembra che io sia avvolta da una fattura, e i buoni propositi finiscono in cenere.

Non mi annoio mai, né quando sono con gli altri né, soprattutto, quando sono con me stessa. Ho sempre qualcosa da fare, un pensiero da sbrigare, un’idea da creare, un posto da reinventare, un progetto da realizzare. La mia mente è un flusso continuo di vita che mi tiene impegnata e mi riempie di entusiasmo.

Eppure, c’è una cosa che mi manca. Dormendo poco, sogno poco. O meglio, non ricordo nulla di ciò che vivo a occhi chiusi. Qualsiasi ora io vada a dormire, il mio orologio biologico mi sveglia dopo cinque ore. Non ho mai capito perché. Non ricordare i sogni è una perdita che sento profondamente. I sogni sono un dono, una dimensione meravigliosa, un regalo del Creatore per farci intuire che non esiste solo il reale, ma anche l’eterico, lo spirituale e chissà cos’altro. Nei sogni, le nostre fantasie diventano regie straordinarie, spesso più belle di quelle dei grandi maestri del cinema. Rinunciare ai sogni è come rinunciare a un frammento di infinito.

Forse la mia è una fame di vivere. Un desiderio insaziabile di godere di ogni attimo, di non lasciare nulla di intentato, né nel giorno né nella notte. Finché avrò respiro, continuerò a nutrirmi di ogni sfaccettatura di questa vita, perché ogni istante ha la sua bellezza e io ho una bramosia inesauribile di non perderla.

E voi? Qualcuno di voi è un po’ fuori di testa come me?
S.S.C.

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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