Durante il vescovado di Guido Tarlati, Arezzo visse un periodo di grande espansione politica e militare, caratterizzato dalle conquiste in Val Tiberina e Val di Chiana portate avanti dal fratello di Guido, Pietro Tarlati, noto come Pier Saccone. Oltre alle riforme costituzionali e fiscali che trasformarono la città-stato, emergeva un ambizioso piano: la creazione di un nuovo stato denominato “Paese dei Citti”.
La famiglia Tarlati, con una politica volta a superare le divisioni tra guelfi e ghibellini, aveva stretto accordi con molte famiglie senesi per fondare un territorio che si estendesse da Talamone fino a Urbino e Pesaro, unendo il Tirreno all’Adriatico. I rapporti di amicizia e alleanza con i signori di Montefeltro sembravano rafforzare questo progetto, che avrebbe costituito una cintura centrale in grado di limitare le ambizioni della Repubblica di Firenze e di altri stati del nord Italia.
Tuttavia, il “Paese dei Citti” non si realizzò mai. Il campanilismo, una storica debolezza italiana, fece naufragare il progetto, come spesso accadde nella nostra storia.
Anche in epoche successive, gli stessi senesi rifiutarono la proposta di annessione di Arezzo, offerta loro da Enguerrand VII di Coucy nel 1384. Alla fine, “ognuno dei citti rimase a casa sua!”.