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Arezzo nel medioevo: tra guerre, vescovi e finanze

Il gossip di Cesare Fracassi
La storia di Arezzo nel XIV secolo, tra giochi di potere, svendite e strategie economiche che segnarono il destino della città e delle sue famiglie nobiliari

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GUIDO TARLATI: IL VESCOVO GUERRIERO

Nominato arciprete della Pieve nel 1302, Guido Tarlati intraprese una rapida carriera ecclesiastica, favorita dai lasciti post mortem di usurai desiderosi di redenzione. Le loro ricchezze, accumulate attraverso attività creditizie moralmente discutibili, contribuirono a sostenere le sue iniziative, dimostrando che “le bare non hanno tasche”.

Nel 1312, Papa Clemente V lo nominò vescovo di Arezzo, segnando l’inizio di un periodo di profonde trasformazioni per la città. Tra il 1314 e il 1315, Tarlati negoziò accordi con i tradizionali nemici di Firenze e Siena, riportando sotto il controllo aretino località strategiche come Lucignano e Monte San Savino. In parallelo, suo fratello Pier Saccone combatté a fianco di Lucca contro Firenze nella battaglia di Montecatini.

Nonostante le sue simpatie ghibelline, Guido cercò un riavvicinamento con la famiglia guelfa degli Albergotti e introdusse riforme fiscali che alleggerirono le imposte sulla popolazione urbana, trasferendo il peso fiscale sul contado.

Le tensioni tra guelfi e ghibellini, però, rimasero vive. Già nel 1287, una sommossa contro le famiglie potenti aveva portato a un governo filo-fiorentino per alcuni mesi. Durante il periodo di maggior potere dei Tarlati, le famiglie guelfe, come i Bostoli, continuarono a minacciare la loro egemonia.


LE GRANDI OPERE DI GUIDO TARLATI

Nel 1320, Guido Tarlati riprese i lavori per la costruzione della Cattedrale, interrotti dopo la battaglia di Campaldino, e fece erigere la cappella Tarlati. Tuttavia, le sue ambizioni lo portarono a essere scomunicato nel 1324, dopo la conquista di Città di Castello orchestrata da Pier Saccone. Guido ricevette anche l’onore di incoronare Ludovico il Bavaro come imperatore, un legame che si incrinò per l’influenza di Castruccio Castracani.

Nel 1321, Guido fu nominato Signore del Consiglio Generale dei 400, consolidando il suo potere. Durante il suo mandato, Arezzo visse una rinascita economica e culturale, con la ricostruzione delle mura cittadine e un’espansione dell’influenza territoriale. Alla sua morte, nel 1327, la città tornò a confrontarsi con le pressioni delle famiglie guelfe e delle città rivali.


LA SVENDITA DI AREZZO: PIER SACCONE E BOBO UBERTINI

Nel 1326, il vescovado passò a Boso Ubertini, sostenitore del papato e delle posizioni guelfe. Pier Saccone, ormai privo del supporto di Lucca per via dell’opposizione fiorentina, cedette Arezzo ai fiorentini nel 1337 in cambio di 40.000 fiorini d’oro. Questo evento segnò la prima “vendita” della città. Pier Saccone si trasferì a Firenze, temendo ritorsioni dai suoi concittadini.

Il dominio fiorentino su Arezzo fu breve: nel 1379 le famiglie guelfe ripresero il potere. Gli Albergotti, insieme ai Bostoli e ai Camaiani, formarono la Lega degli Arciguelfi, escludendo altre famiglie come i Testi e i Brandaglia. Nel 1381, Arezzo fu venduta definitivamente a Firenze, ponendo fine alla sua indipendenza.


LE STRATEGIE FINANZIARIE DEGLI STROZZI

Nel 1337, Pier Saccone e Pietro Tarlati cedettero Arezzo, Castiglioni e Bibbiena ai fiorentini per 60.000 fiorini, equivalenti a circa 15 milioni di euro odierni. Questa somma rappresentava otto anni di tasse della Repubblica Fiorentina.

Nel 1384, Arezzo fu venduta nuovamente dal condottiero francese Enguerrand de Coucy per soli 20 quintali di denaro, pari al rendimento di venti fattorie in due anni. Si trattò di una svendita: il valore corrispondeva a soli tre anni di imposte riscosse nella città. Enguerrand aveva offerto Arezzo a Siena per 25 quintali di denaro, ma senza successo.

La politica dei prestiti della famiglia Strozzi, diversamente da quella dei Bardi, Peruzzi e Acciaioli, si basava su piccoli e medi mutui, riducendo i rischi grazie alla diversificazione. Questa strategia contribuì alla stabilità della famiglia, che evitò i fallimenti dovuti ai grandi prestiti ai nobili latifondisti.

Con il tempo, però, anche gli Strozzi si dedicarono ai grandi prestiti a re, principi e stati, aprendo la strada a influenze nelle cariche ecclesiastiche e politiche. Questa evoluzione segnò l’ascesa dei Medici, che intrecciarono legami con le principali famiglie europee, consolidando il loro potere.

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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