Un monumento che celebra la gloria della vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale, oggi sembra più un tributo all’inciviltà di turisti e residenti. Il Tempietto alla Vittoria del Prato, incastonato nel cuore di Arezzo, tra il fascino del neorinascimento e la vista mozzafiato sul centro storico, sta lentamente diventando una discarica a cielo aperto.
Lungo il muro e ai piedi del tempietto, i resti del “passaggio umano” sono fin troppo evidenti: bottiglie di plastica, piatti, mozziconi di sigaretta, cartacce e persino qualche sacchetto dimenticato, come trofei di una quotidiana sconfitta della civiltà. Nonostante il restauro del 2018, che ha riportato la vetrata liberty e il tondo in terracotta alla loro antica bellezza, oggi questi dettagli artistici competono con lo squallore dell’incuria.
Ironia della sorte, proprio la figura della Nike, simbolo della Vittoria Alata che porge all’Italia una corona d’alloro, sembra osservare perplessa il degrado sotto di lei, chiedendosi forse se non sia il caso di lanciare una scopa invece di una corona.
Eppure, questo scempio non è frutto di guerre, ma di battaglie quotidiane perse contro il senso civico. I cestini, che languono vuoti a pochi passi, sono l’ennesima prova che il problema non è l’assenza di infrastrutture, ma di educazione.
Quello che dovrebbe essere un luogo di contemplazione e bellezza si trasforma in un’area dove contemplare l’assurdità umana. Una domanda sorge spontanea: se riusciamo a sporcare così un simbolo della vittoria, forse sarebbe meglio erigere un tempio alla sconfitta. Ma, visti i risultati, ci pensiamo già da soli.