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Liberare la casa, liberare l’anima

Liberare la casa significa liberare anche l’anima: eliminare il superfluo ci rende più leggeri, creativi e in sintonia con la nostra vera essenza

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Quante volte ci siamo sentiti soffocare dalla mole di oggetti che ci circondano, senza renderci conto che il peso non era solo fisico, ma anche emotivo? La nostra casa, lo spazio dove viviamo, è il riflesso del nostro mondo interiore. Quando ci liberiamo del superfluo, qualcosa di profondo si muove dentro di noi, portando aria fresca nella mente e nel cuore.

Le tossine della casa non sono solo polvere e disordine. Sono vestiti che non ci piacciono più, ma che teniamo per abitudine o per nostalgia. Sono oggetti rotti, ricordi ingombranti, vecchie lettere che richiamano tempi che vorremmo dimenticare o scarpe ormai sfinite. Ogni angolo pieno di queste cose rappresenta un legame con un passato che, a volte, è meglio lasciar andare.

Il distacco può sembrare difficile. Ci troviamo a guardare un vecchio oggetto e pensiamo: “E se un giorno tornasse utile? E se lo buttassi e poi me ne pentissi?” Ma la verità è che ogni cosa che conserviamo senza motivo è come una catena invisibile che ci lega e ci rallenta. Chiediamoci: perché sto trattenendo questa cosa? Ha ancora un significato per chi sono oggi? Oppure è solo un ricordo polveroso che mi trattiene nel passato?

Un esempio emblematico di chi ha fatto del “qui e ora” uno stile di vita è Patty Pravo, al secolo Nicoletta Strambelli. Nella sua scenografica casa, l’artista non ha arredato gli spazi con foto personali, immagini di eventi pubblici o premi ricevuti nel corso della sua lunga carriera. Nulla, tranne una sola foto che la ritrae con Luciano Pavarotti. Una scelta che rivela un approccio zen alla vita: vivere pienamente il presente, senza farsi imprigionare dai ricordi del passato. Anche l’assenza di figli rende questo distacco più naturale per lei, consentendole di mantenere uno spazio interiore libero, aperto e creativo.

Liberarsi non è un atto di perdita, ma di rinascita. Quando facciamo spazio, qualcosa di meraviglioso accade. Migliora la nostra salute, come se l’aria attorno a noi diventasse più leggera e respirabile. La creatività rifiorisce: con una mente libera dal caos, riusciamo a immaginare, progettare, sognare. Le relazioni migliorano, perché non siamo più distratti da ciò che ci appesantisce. Persino l’umore cambia, aprendo la porta a una nuova serenità.

Questo processo non è solo fisico, ma anche spirituale. È come lasciare andare una parte di noi che non ci appartiene più, per fare spazio a ciò che possiamo diventare. Non si tratta di buttare via tutto senza criterio, ma di separare con cura e consapevolezza. C’è ciò che possiamo donare, regalando un nuovo significato a oggetti che per noi non servono più. C’è ciò che va eliminato, senza rimpianti, perché ormai non ha alcun valore né per noi né per gli altri. E poi ci sono quelle poche cose che possono essere vendute, trasformando un peso in un’opportunità.

La domanda più importante da porsi è: cosa sentirò nel liberarmi di questo oggetto? La risposta, spesso, è un senso di leggerezza e libertà. Perché ogni volta che lasciamo andare qualcosa di inutile, ci avviciniamo un po’ di più a noi stessi, alla nostra vera essenza.

Imparare a fare spazio non è solo una questione di ordine, ma di amore verso di sé. Una casa libera dalle tossine diventa un luogo dove respirare, creare, vivere con pienezza. Ed è proprio questo il segreto: quando ci liberiamo del superfluo, iniziamo a vedere il bello nelle piccole cose, in ciò che davvero conta.

Allora, proviamoci. Guardiamo attorno a noi, con occhi nuovi. Ogni oggetto che lasciamo andare è un passo verso una vita più semplice, più autentica, più felice. Non stiamo perdendo nulla, stiamo guadagnando tutto.
S.S.C.

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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