Certamente, quasi tutti hanno visto il film, altri hanno letto e magari tradotto Omero, la cui metrica in greco era una delle più facili da imparare, certamente più semplice rispetto a quella di Aristofane nelle sue magnifiche commedie. Le Nuvole, ad esempio, presenta il coro come una rappresentazione di una verità universale: le divinità evocate dal filosofo Socrate. È la storia di un figlio stolto e rozzo, Filippide, figlio di un contadino che aveva dilapidato tutte le ricchezze della famiglia alle corse dei cavalli. Il padre, Strepsiade, decide di mandarlo alla scuola di Socrate per imparare la dialettica e difendersi dalle richieste dei creditori strozzini.
Filippide, inizialmente, non vuole andare. Alla fine, è il povero padre a recarsi di persona all’agorà del filosofo. Qui Socrate, rappresentato in modo grottesco, è seduto su una cesta sospesa in aria, circondato dai suoi discepoli che discutono e filosofeggiano su argomenti curiosi. Parlano, ad esempio, della lunghezza del salto delle pulci: se una pulce è più grande di un’altra, avrà uno slancio maggiore? E se una pulce salta sopra un’altra, il salto sarà più lungo? Oppure riflettono sul suono delle zanzare: se si sente il ronzio vicino al viso, cosa succede quando non si avverte il suono ma solo il prurito?
Strepsiade, confuso e incapace di seguire i ragionamenti, torna a casa e racconta tutto al figlio, che decide finalmente di recarsi lui stesso alla scuola. Una volta lì, Filippide partecipa a dibattiti tra discorsi “migliori” e “peggiori”, un confronto che mette in contrasto i concetti socratici con i ragionamenti sofistici. Tornato a casa, il giovane riesce a mandare via due creditori, ma subito dopo inizia a picchiare il padre. Con incredibile cinismo, dimostra la giustezza del suo comportamento attraverso un ragionamento dialettico.
Aristofane non risparmia le critiche alla filosofia classica. Le sue altre opere, come Gli Uccelli e Le Vespe, smontano il pensiero tradizionale, proponendo una visione moderna in cui la burocrazia e i cavilli legali possono trasformare un benefattore in un colpevole. Un esempio paradossale? L’uomo che venne multato per aver coperto una buca nell’asfalto.
Ma cosa c’entra la rivoluzione di Troio?
Durante le mie molteplici esperienze, una volta portai il mangime settimanale a un allevamento di maiali e trovai l’addetto disperato. Durante la notte, il verro (il maschio) era riuscito a scavalcare il muretto dello stalletto nella parte scoperta. Con grande ingegno, aveva alzato i chiavistelli delle stalle di diverse scrofe, liberandole. Tutti gli animali si erano avventurati nel bosco vicino, banchettando con ghiande e radici.
Dopo aver recuperato tutti gli “evasi” e messo il verro in uno stalletto più sicuro, suggerii di aumentare le dosi di mangime. La fame, infatti, rendeva gli animali troppo ingegnosi. L’addetto mi rispose che forse il mangime non era abbastanza sostanzioso. Gli dissi: “Se l’hai capito tu, lo capirà anche chi compra i tuoi maiali: avrai carne magra e non grassa, e racconterai loro questa storia!” Da quel giorno, consumarono di più.