Arezzo, anno 1970.
Il mondo in tumulto cerca eroi e salvezza, mentre in un angolo dimenticato del Parco Naturale di Lignano un segreto stava per essere svelato, sotto i ruggiti terrifici di un temporale furioso. Nubi nere e grondanti si rincorrono sopra una foresta viva, in sintonia con la tempesta. Era una notte intrisa di inquietudine e caos, che prometteva non solo distruzione, ma anche creazione.
All’interno di questo selvaggio labirinto di alberi imponenti si nascondeva la piccola casa di Angelo, una guardia forestale solitaria e burbera, ma dal cuore buono. Un uomo che aveva dedicato la sua esistenza a custodire i segreti della natura e a studiare poteri che altri considererebbero folli. Le sue mani, esperte, e la sua mente, un crogiuolo di idee, vedevano nella chimica e nella natura le sue più profonde passioni, strumenti per cambiare il corso del destino.
L’esperimento
Quella notte Angelo era pronto. Dopo anni di studi ed esperimenti con piante, liquidi e marchingegni elettrici, voleva unire l’irruenza della natura con il mistero dell’inspiegabile. Aveva posizionato un solido bastione di metallo per attrarre l’energia dei fulmini, immerso in un campo di ortiche selvatiche. Le piante erano state irrorate con una sostanza giallastra, creata da minerali rari e linfe di piante velenose, arricchita da un elemento imprescindibile: il DNA umano, preso dalla sua saliva.
Attendeva che la saetta arrivasse, catturando il potere oscuro della tempesta per infondere vita a una nuova forza, un’unione tra Natura e Uomo. Dopo attimi interminabili, la saetta infine scese, un serpente ardente che esplose contro il palo, scatenando una danza elettrica sulle ortiche. Dalla terra vibrante di energia emerse tumultuoso l’Uomo Ortica, un supereroe coperto di pelle intrecciata di fili verdi e foglie sottili; i suoi occhi brillavano di una luce opaca e le mani emettevano bagliori di luce verdastra.
La connessione con la terra
Subito, la sua connessione con la terra si rivelò profonda. Poteva percepire il linguaggio silenzioso degli alberi, il flusso delle radici, il canto del vento. Con queste nuove sensazioni, sorgeva in lui un istinto irrefrenabile: la sua missione sarebbe stata bilanciare il mondo tra sovrannaturale e umano, proteggere gli innocenti e ristabilire la giustizia. Arezzo, la sua città, era su un crinale di bene e male e aveva bisogno di un custode.
Angelo, il creatore, emergeva tremante dalla capanna, il viso segnato da lacrime di gioia e di sgomento. Dopo tanti anni, il sogno si era compiuto. Ma il destino reclamava il suo prezzo: un fulmine implacabile lo colpì, trasformando il momento di trionfo in sacrificio. L’Uomo Ortica, ignaro della morte del creatore, trovò nella capanna un tesoro di conoscenza – appunti e volumi di Angelo – dove poteva riconoscersi e comprendere la propria natura e missione.
L’inizio di una leggenda verde
Spinto dal bisogno di giustizia, l’Uomo Ortica avanzò verso il cuore della tempesta, pronto ad abbracciare il mondo che lo attendeva ad Arezzo. In un’epoca decadente, nasceva un nuovo custode, animato dalla natura e dalla determinazione di combattere per il bene.