Nei miei continui viaggi nel tempo, sia per seguire l’Arezzo che per visitare località, gustare piatti tipici, salumi e bere buon vino, mi ritrovai in un’osteria di Montepulciano, durante la corsa delle botti. L’osteria era affollata da gente vestita in modo curioso, l’ambiente buio era illuminato da lampade a olio e da due torce impregnate d’olio. Il fumo e il vociare riempivano le volte di quel luogo accogliente.
L’oste mi trovò un posto di fronte a un individuo opulento, seduto a un piccolo tavolo di legno. Questi stava già gustando, in una scodella di coccio, una rustica pasta al sugo. Come di consueto, mi presentai. L’uomo, senza alzare del tutto la testa dal piatto, sollevò lo sguardo e disse: “Sono io, quel Giovanni Balduccio che chiamano Mangiaguadagni!”
Mi feci consigliare il menù. Lui, ancora intento a mangiare, suggerì: “Pasta rustica al sugo di nana e poi prendi i bocconi di vitella brasati al vino locale!”. Seguendo il suo consiglio, feci il mio ordine. Mentre aspettavo, Giovanni mi spiegava i piatti: “La pasta rustica la fanno con la farina del mulino di Torrita del Bernardini, e adoperano le uova di nana nell’impasto, così il sugo si impregna per bene ed è una delizia. Devi stare attento però, perché potresti trovare qualche pezzo di osso nel sugo, che però gli dà più sapore. Quanto al secondo, la carne è chianina, la migliore che ci sia in circolazione, e quel poco vino che usano per brasarla le dà un sapore di prugna che la rende leggera da digerire!”
Quando gli dissi che ero in pensione, Giovanni aggrottò le sopracciglia e sbottò: “Ma che l’è??”. In quel momento capii di essere capitato nel XIV secolo… Fu piuttosto difficile spiegargli concetti come contributi, età pensionabile, finestre, la Fornero, Salvini e l’INPS. Tuttavia, capì che non facevo più nulla di particolare e che mi godevo il resto della mia vita.
E lui mi rispose: “Io invece sono il custode di quella torre che hanno costruito in Piazza del Campo, e mi godo anche io la vita, spendendo tutti i miei guadagni nelle osterie. Ecco perché mi chiamano il Mangia!”
E il tempo, vi chiederete? Ora arriva!
“All’interno della torre,” mi spiegava Giovanni, “c’è un orologio che non funziona. Bartolo Guidi è venuto tre volte per aggiustarlo e ci è costato 858 fiorini, ma il doppio serve per la manutenzione!”. In effetti, fu poi seguito da maestri d’oltralpe come Bertino di Rouen e Gasparre Ubaldi di Città di Castello. Nel 1425 il meccanismo fu rifatto da Giovanni da Milano e nel 1625 venne completamente rinnovato.
Dall’orologio iniziammo a parlare del tempo, non del meteo, ma del concetto stesso. Mentre lui assaporava i bocconi di vitella ed io la mia pasta rustica, iniziai a spiegargli:
“Oltre 2000 anni fa, in epoca egizia, si misurava il tempo con strumenti ad acqua, tanto che alcuni studiosi pensano che le piramidi siano state costruite con complessi sistemi idraulici per misurare il tempo in eterno, per il faraone. Nel 2000 a.C. i Sumeri ci hanno dato il metodo sessagesimale: per loro il giorno iniziava e finiva al tramonto, e lo avevano diviso in 12 periodi, equivalenti a due ore ciascuno, cioè al tempo necessario per camminare uno spazio definito… Ma furono i filosofi greci a discutere il tempo in quattro aspetti: il primo è il decorso, il passato che presuppone il futuro; il secondo è il momento, cioè il presente che, nel momento in cui lo pensi, è già passato; il terzo è il tempo come periodo o epoca; e il quarto è l’eternità, l’esistenza stessa.”
Dal punto di vista della fisica moderna, il tempo è relativo alla massa e alla velocità. Se i Sumeri avessero calcolato lo spazio-tempo con il recordman della maratona, il keniota Kelvin Kiptum, avrebbero probabilmente sbagliato tutto! E come misuriamo la velocità, allora? Se Kiptum avesse pesato 90 kg? Ieri, caro Giovanni, ho visto l’arrivo del Giro di Lombardia, vinto da Tadej Pogacar, che ha dato tre minuti di distacco al secondo! Come Pantani, questi corridori vanno… scappano e nessuno li raggiunge più. Uno calcola la massa, il peso, l’altro si affida alla sua incoscienza e alla volontà… due fuoriclasse!”
Poi aggiunsi: “Anche nella fisica quantistica, il tempo comporta una relatività di interazioni tali da alterare la percezione della realtà concettuale…”
Ma a quel punto mi fermai e notai che Giovanni stava già dormendo!