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mercoledì, Aprile 2, 2025
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Quando il rispetto è l’unico confine

Quando l’amore non basta, il rispetto diventa l’unico confine tra la dignità e la manipolazione, anche nei rapporti più sacri.

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Il legame tra genitori e figli è spesso visto come qualcosa di inviolabile, ma la realtà ci mostra che non è sempre così. Alcuni figli crescono con amore e rispetto verso chi li ha creati e cresciuti, mentre altri, per ragioni a volte difficili da capire, scelgono di allontanarsi per sempre o, peggio ancora, di approfittare della naturale e ineluttabile vulnerabilità che, con il tempo, si impadronisce dei propri genitori.

Una delle forme più sottili e dolorose di manipolazione è proprio quella in cui un figlio, consciamente o inconsciamente, fa sentire il genitore inadeguato per manipolarlo e sottometterlo. Commenti quotidiani come “Non ti ricordi?” o “Non hai capito!”, e altre battute simili che mettono in dubbio la lucidità e la capacità decisionale del genitore, creano una ferita profonda in coloro che sono emotivamente fragili, non avendo le spalle larghe per affrontare questo tipo di attacchi. Chi è più fragile, infatti, finisce per piegarsi sotto il peso di queste insinuazioni, cominciando a dubitare di sé e sentendosi sempre più isolato.

Ma non tutti i genitori reagiscono allo stesso modo. Alcuni, come chi ha sviluppato una grande forza interiore, scelgono di non stare al gioco e di chiudere la porta in faccia a chi cerca di sminuirli, mantenendo la propria dignità e serenità. Non è questione di sopportare in silenzio, ma di proteggere ciò che si è costruito con fatica nel corso di una vita.

Questi genitori, di fronte a una mancanza di rispetto, scelgono di allontanarsi in silenzio, verso persone che sentono più affini e che amano la loro compagnia, guadagnandosi il loro affetto pur essendo estranei al loro sangue. Se l’attacco da parte del figlio è forte, possono arrivare a chiudere la porta in faccia al figlio per proteggere la propria dignità. Altri, invece, preferiscono continuare a cercare una riconciliazione, sperando che la propria creatura torni a vedere il genitore con gli occhi dell’amore e del rispetto che merita. Un moderno “figliol prodigo”, insomma.

Non esiste una soluzione univoca, perché ogni genitore reagisce in modo diverso, essendo tutti noi universi differenti. C’è chi decide di preservare la propria integrità emotiva e chi, invece, preferisce lasciare la porta aperta, nonostante gli anni di silenzio. Ma c’è una verità fondamentale che vale per tutti: il rispetto non può essere imposto, ma deve essere assolutamente reciproco. I genitori hanno il diritto di vivere i loro anni restanti con dignità, circondati da chi li ama davvero e non da chi li sminuisce o li ferisce continuamente, o peggio ancora, li relega in un angolo o in una RSA, pur essendo ancora in forze e benestanti, per poter manipolare i loro conti e approfittarsene economicamente.

Personalmente, faccio parte di quella categoria di persone che richiede rispetto per darne a propria volta. Se non mi viene dato, preferisco allontanarmi piuttosto che cercare di rimediare a una relazione ormai danneggiata. Non credo nell’insistenza né nel restituire il male ricevuto. Credo invece nel proteggere la propria dignità e nel trovare pace allontanandomi da chi ha scelto di ferirmi o di danneggiarmi economicamente.
* S.S.C. *

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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