“Arriva un momento nella vita in cui ci si trova a riflettere su ciò che verrà dopo. C’è chi, a una certa età, anche giovane, pianifica ogni dettaglio: dai beni da lasciare ai familiari, fino alle esequie e alle ultime volontà. Pianificare significa avere tutto sotto controllo, una visione chiara del ‘dopo’. Non si sa mai cosa può succedere, e l’idea di lasciare ai propri cari un percorso senza sorprese sembra il minimo.
Dall’altra parte, ci sono persone che non si preoccupano di questi aspetti, neanche a 95 anni. È come se la prospettiva dell’aldilà non li toccasse, convinti che tutto si risolverà da sé, senza bisogno di interventi o testamenti, nonostante la presenza di coniugi, figli e nipoti.
Quando arriva quel momento, i famigliari stretti, già provati dal dolore, si trovano a dover gestire in poche ore decisioni pratiche, che diventano pesanti fardelli. Chi si occuperà del funerale? Chi è più forte? Chi si prenderà la responsabilità delle scelte quando tutti sono emotivamente fragili? Non è raro che le agenzie funerarie approfittino di questa vulnerabilità, speculando sul dolore dei consanguinei, specialmente dei più giovani.
Spesso, emergono tensioni familiari, chi vuole un funerale sontuoso, con tripudi di corone di fiorì pronte a marcire in tre giorni , chi è green o avaro e non lo vorrebbe permettere chi è più preparato ad affrontare l’organizzazione, chi invece crolla sotto il peso della situazione. Un momento di raccoglimento diventa un incubo logistico, aggravato dall’assenza di indicazioni chiare. Pianificare in anticipo, anche nei dettagli più pratici, può alleggerire questi fardelli, lasciando spazio per il dolore senza essere travolti dalle questioni materiali.
E non è necessario aspettare i 60 anni per fare queste riflessioni. La vita è imprevedibile, e anche a 20, 30 o 40 anni si può essere chiamati a prendere decisioni importanti di fronte all’ineluttabile. Un piccolo scritto olografo può evitare che i propri cari rimangano con dubbi. Anche chi non possiede beni dovrebbe indicare se vuole essere sepolto o cremato, e in quale camposanto desidera riposare. Per chiunque, pianificare non è un atto di vanità, ma di rispetto per chi resta.
C’è chi, come i Faraoni dell’antico Egitto, pianifica tutto meticolosamente, quasi con la stessa cura che si riserva all’eternità. Poi ci sono quelli che preferiscono “vivere alla giornata”, senza preoccuparsi troppo di ciò che verrà. Ma è importante chiedersi: non sarebbe più semplice per tutti avere una guida, un piano, anche solo per alleviare il peso di chi, dopo, piangerà il caro estinto?
Il contrasto tra i “pianificatori” e “chi vive alla giornata” può sembrare…divertente(?), ma nella realtà crea situazioni complesse. Forse qualcuno, leggendo queste righe, deciderà di fare quel passo che finora ha rimandato, per il bene proprio e di chi resta .” * S.S.C. *