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La decadenza sociale: tra sfide online e isolamento familiare. Una lucina, in fondo al tunnel, si intravede

Le sfide online e l'isolamento sociale: un mix pericoloso che erode i legami familiari. Ma un ritorno alla solidarietà potrebbe offrire una via d'uscita

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“È estremamente pericoloso persino parlare di certi fenomeni, come la sexy roulette e altre sfide online, perché il rischio di emulazione è reale. Queste sfide hanno già mietuto parecchie vittime e, tragicamente, altre potrebbero seguirne. Tuttavia, non possiamo nemmeno chiudere gli occhi di fronte a questi fatti. Dobbiamo parlarne, con la speranza che una maggiore consapevolezza possa fermare anche solo un giovane dal compiere azioni avventate.

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia, con tutto il suo potenziale, sta alimentando fenomeni inquietanti come le sfide sul web, che mettono a rischio la vita dei nostri ragazzi. La sexy roulette è solo una delle tante assurdità che circolano online. Ci sono poi sfide come il parkour estremo, la Cinnamon Challenge, la Tide Pod Challenge, la Skullbreaker Challenge e la macabra Blue Whale Challenge, che hanno già causato morti e feriti gravi in tutto il mondo.

Ma da dove nasce tutto questo? Stiamo assistendo a una disgregazione sociale che ha radici profonde. Negli anni Cinquanta, le famiglie erano un tessuto solido, fatto non solo di genitori, ma di nonni, zii e cugini, che insieme formavano una rete di supporto. Non tutte le famiglie erano come quelle del Mulino Bianco, perché accanto alle gioie vi erano spesso tensioni e prevaricazioni. Oggi, però, le famiglie monogenitoriali, l’assenza di genitori per ragioni lavorative, e l’isolamento sociale fanno sì che i ragazzi crescano veramente soli, spesso lasciati alla mercé di un mondo virtuale che invece di protezione offre il deserto.

E non è solo questione di solitudine adolescenziale. Troppi anziani muoiono in completa solitudine nelle loro case, con i loro corpi ritrovati dopo mesi, se non addirittura anni, in uno stato di mummificazione. Questo isolamento, che la società moderna chiama privacy, sta distruggendo i rapporti umani. Ci siamo chiusi in noi stessi, inseguendo una vita fatta di individualismo e indipendenza, ma stiamo pagando un prezzo altissimo: stiamo perdendo il contatto con ciò che conta davvero.

E il risultato? Stiamo vedendo crescere, non solo la solitudine, ma anche una violenza irrazionale e incontrollata. Ormai le notizie di femminicidi sono all’ordine del giorno, ma la follia sembra essersi spinta oltre. Non basta più uccidere la donna, oggi assistiamo a tragedie in cui l’intera famiglia viene annientata: figli, figlie, persino vicini di casa. Un’umanità che sembra aver perso completamente il senso della compassione e della ragione.

Ma allora, dove stiamo andando? Cosa stiamo combinando? Non è più possibile tornare alla cascina con mamma, papà, zio, nonni e cugini, lo sappiamo! Ma la direzione che abbiamo intrapreso ci porta verso un abisso. Le coppie si sfaldano al primo conflitto, la comunicazione è sempre più povera, e la società sembra essere travolta da una spirale di violenza e isolamento. È davvero tutto casuale? O forse c’è una mano invisibile che per un potere esacerbato muove i fili di questa disgregazione, spingendoci a essere marionette inconsapevoli in un grande spettacolo in cui i burattinai rimangono nell’ombra?

Nonostante tutto, ci sono piccoli segnali di speranza. Alcune famiglie, consapevoli della situazione, stanno cercando di invertire la rotta, ricostruendo piccoli nuclei familiari più forti. Giovani coppie scelgono di vivere vicine ai propri genitori o nonni, cercando di offrire ai propri figli il calore, la saggezza e il controllo che solo la famiglia allargata può dare. Non è facile, richiede sacrifici e talvolta implica meno privacy, ma l’amore e il supporto che si creano in questi nuclei possono essere un seme di rinascita. Probabilmente ci vorrà del tempo, ma è da qui che può partire un cambiamento, l’unico possibile cambiamento, per invertire la corsa al baratro. Forse questo è il primo passo per ricostruire un tessuto sociale che possa portarci verso una salvezza collettiva…almeno per alcuni”.
* S.S.C. *

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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