Le parole possono essere strumenti di guarigione o armi di distruzione. Quando pronunciamo una parola sbagliata, spesso non ci rendiamo conto di quanto profondo possa essere il solco che lasciamo nel cuore di chi ci ascolta. Le ferite invisibili che infliggiamo con un commento crudele o un giudizio affrettato non guariscono con il tempo, ma restano come cicatrici nell’anima. Sono segni che non scompaiono mai, anche se la pelle sembra tornare intatta.
Ogni volta che feriamo qualcuno con le parole, spegniamo un po’ della sua luce. La gioia che prima riempiva il loro cuore si offusca, come un fuoco che si affievolisce sotto la pioggia incessante della disapprovazione e del giudizio. Le cicatrici che lasciamo non sono visibili agli occhi, ma pesano sul cuore, appesantiscono l’animo, soffocano i sogni e impediscono alla speranza di risorgere.
Eppure, ci dimentichiamo facilmente del potere che abbiamo. Non ci rendiamo conto che, con la stessa facilità con cui possiamo ferire, possiamo anche sollevare: le parole gentili, gli elogi sinceri, la capacità di ammirare e amare sono altrettanto potenti. Ma queste sono scelte, e troppo spesso scegliamo di tacere quando potremmo elogiare, di criticare quando potremmo apprezzare, di ferire quando potremmo amare.
Forse, se comprendessimo davvero l’impatto delle nostre parole, ci fermeremmo prima di parlare. Forse avremmo tutti quel “filtro in gola” di cui tanto abbiamo bisogno. E nel silenzio, impareremmo a dare spazio solo a ciò che costruisce, mai a ciò che distrugge. Potremmo correre il rischio di essere veramente felici.
“Non dire ciò che non vorresti sentirti dire” è la chiave della felicità. Alleniamoci! Volere è potere! (Chi sbraita impunemente contro il prossimo è solo una persona che ha dentro di sé il suo “bambino ferito”.)
S.S.C.
Parole sante