È scattata l’ordinanza del Comune di Arezzo che concede 60 giorni al proprietario dell’area ex Lebole, l’imprenditore Marco Carrara, per riportare a condizioni di decoro accettabili tutta la zona dove sorgeva una delle aziende fiore all’occhiello di Arezzo, la Lebole.
Tuttavia, quello che francamente non è accettabile è il comportamento indecoroso e lesivo nei confronti della città e dei cittadini da parte della proprietà.
Sono ormai 22 anni che questo penoso teatrino tra le istituzioni e i proprietari dell’area continua, una proprietà che lancia sempre il sasso, ma poi nasconde molto bene la mano.
22 anni trascorsi con giunte comunali politicamente diverse, ma purtroppo con un unico comune denominatore: confrontarsi con una proprietà che chiede continuamente modifiche ai vari progetti che di volta in volta sono stati presentati, ma che poi si rifiuta di portarli a termine, avanzando sempre nuove scuse.
Ricordo che con la giunta Fanfani, nel 2015, si arrivò fino alle 2:00 del mattino per approvare il piano operativo. Puntualmente mai eseguito dalla proprietà, che trovava sempre problemi, presentava svariate osservazioni, insomma, non era mai soddisfatta.
Si passa poi al 2018, durante la giunta Ghinelli. Dopo un nuovo cambio di progetto e ulteriori idee per venire incontro alle esigenze della proprietà, ci fu, come consuetudine per questa pratica, un lungo e faticoso Consiglio Comunale, in cui venne approvato tutto il nuovo carteggio.
Ma, come al solito, nulla è cambiato, e siamo a settembre 2024! 22 anni sprecati, con una proprietà che sa solo lamentarsi, ma che non è in grado di riqualificare l’area degradata, e che è capace soltanto di accusare tutti di questo sfacelo, senza mai fare mea culpa o assumersi la responsabilità della situazione.
Molte opportunità sono state offerte dalla politica aretina ai proprietari dell’area ex Lebole per realizzare ciò che desideravano.
Ma la verità è che la proprietà si è sempre disinteressata di Arezzo e degli aretini, e a tutt’oggi ci ritroviamo, all’ingresso della città, una vasta zona di degrado, incuria, dormitorio per sventurati e territorio di spaccio.
Mi dispiace che mai , ormai, credo, sarà possibile fare un tour all’interno dello stabile ex-Lebole che sicuramente contiene notevoli elementi della cosiddetta archeologia industriali: vecchi strumenti, vecchi macchinari, vecchi arredi e calcolatori elettronici o macchine da scrivere. Nessuno ha mai pensato a questi aspetti, sicuramente un dettaglio, ma sarebbe stato di sicuro interesse. Sono figlia di una Lebolina.
Ah e poi pensavo pure che un trattamento simile dovrebbe ricevere anche il palazzo ex-Enel di via Petrarca dove palesemente alloggiano delle persone. Mesi fa partì un cantiere che si fermò poche settimane dopo.