Pino, Ugo, Aloe, Lesto, Lin e Cerase vanno al Museo Reale del Terzo Millennio
Mentre Mana prepara la cena con le sue ricette preistoriche, la famiglia va a visitare il grande Museo Reale del Terzo Millennio.
Il museo si trova sotto la foresta non più vergine di Roma, nelle vecchie gallerie utilizzate dalla metropolitana di quella che era stata la città di Totti.Continua a leggere
Il gruppo familiare entra nella prima stanza o galleria, dedicata alla “7 SINISTRA OTTUSA”. Il piccolo Cerase chiede al freddoloso ma acculturato zio Pino: “Che c’è dentro qui?”.
Pino risponde: “Era una preistorica tele-immagine schermata con molti talk show.
Guarda, c’è proprio la ‘rossa’, tutta tirata… sembra una candela da quanta cera ha. Sentiamo che dice e vediamo che fa!”
Nella schermata, la “rossa” dice: “Andrea, diciamo qualcosa di brutto sulla Cocomeri, poi toccherà a quel segaligno di Corrado a spingere ancora di più… diamogli sotto, tanto si può dire tutto!
E poi tu parli così veloce e tutto attaccato che non dai tempo a quel bischero di destra, invitato, di interromperti.
Dai, dai, pensiamo… diciamo che al cesso poggia più a destra che a sinistra, leggendo Nembo Dux!?”.
Ugo chiede: “Pino, chi sono questi due invitati? Uno lo chiamano Gomez, sarà mica quello che giocava una volta nel Crotone? E l’altro?”.
Pino risponde: “No, no, è un giornalista del Fatto. Suo padre scriveva nel Borghese. L’altro è un rettore di una Università; pensavano di averlo cacciato all’estero, ma invece era a quella degli Stranieri di Siena, gli avranno trovato un posto lì, altrimenti con le sue cazzate rompeva i coglioni a destra e a manca!”.
Cerase, spazientito, dice: “Voglio il gelato, usciamo! Qui è una scuola di ottusi di sinistra!”.
Pino ribatte: “Oh, nipote, mica sarai diventato fascista!?”.
Ugo risponde: “Pino, non fare il coglione, sono passati più di 1600 anni!”.
Pino insiste: “Ma loro lo ricordano ogni giorno, paventando il pericolo di un ritorno!”.
Ugo conclude: “Ma è un museo! Loro sono indietro di sedici secoli!”.
La famiglia ascolta la richiesta di Cerase, preferendo un gelato piuttosto che restare in quelle gallerie “fasciosinistroide” che censurano i cantanti non allineati al loro pensiero, secondo una loro preminenza di critica politica, artistica e di ideali che sembrano appartenere a un’era quasi paleolitica. Si godono quindi un cono alla nocciola e cocco alla gelateria sospesa dell’ex Vaticano.
Ora, il lavoro viene svolto automaticamente sotto il controllo di tecnici e scienziati che del sesso se ne fregano, grazie a intelligenze artificiali, mentre il resto del lavoro casalingo — stirare, lavare, cucinare, e soddisfare altri bisogni — è affidato a bricieautonome più o meno colorate.
Ai poveri uomini non resta altro che stare in terrazza, guardare le stelle, parlare di bricie, e sognare. Purtroppo, per molti è necessario lo psicanalista, poiché manca loro il vero senso della vita terrena.
L’ozio porta all’annullamento mentale della propria persona, se non si ha la fantasia di navigare dove porta il proprio pensiero e la propria immaginazione.
Dopo il museo romano tornano a casa e li aspetta Mana con un…
Mana, che era rimasta a casa a preparare una cena con i fiocchi, si era data da fare subito dopo la partenza della famiglia per il Museo sotto la città di Totti, e poi di… Dybala.
Era andata con il caschetto dal macello, aveva preso un bel pezzo di vitella da latte tutto intero, tagliato dalla coscia, e lo aveva avvolto con prosciutto grasso e magro.
Aveva legato il pezzo di carne e lo aveva leggermente salato, poco poco.Continua a leggere
Sul tagliere, aveva steccato una cipolla con due chiodi di garofano — meglio tre — poi aveva tagliato a strisce una carota e creato un mazzetto con un ramoscello di prezzemolo e un sedano.
Aveva messo tutto in una casseruola, fatto rosolare il pezzo di carne legato, e aggiunto un po’ di brodo preparato separatamente, per completare la cottura, inserendo 50 grammi di burro all’inizio.
Poi aveva gettato via la cipolla e il mazzetto, sgrassato il sugo, rendendolo una gelatina che ha cosparso sul pezzo nel vassoio, e lo ha portato a tavola.
Mana ha detto: “Questo è il mio fricandò!”.
Ugo, confuso, domanda: “Dove è andato?”.
Aloe spiega: “Stupidone, è un piatto di carne buonissimo! L’ho visto in un programma tridimensionale, il cuoco lo lardellava tagliando delle fessure sulla coscia!”.
Ugo, speranzoso, conclude: “Speriamo bene, se non è buono questo fricandò, si va a mangiare una pizza dal Cacca!”.