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giovedì, Maggio 1, 2025
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Il Coronavirus e gli abbracci da recuperare

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Prima domenica a stretto contatto con il corona virus.
Cerco di non stravolgere le mie abitudini ma, allo stesso tempo, tengo a mente le raccomandazioni.

Quindi esco e vado al solito bar per la colazione.
Non so se è solo una mia impressione ma non c’è la spontaneità di sempre.
Sembra che ognuno, in silenzio, mentalmente, stia misurando la distanza dall’altro: “sarò ad un metro?
Forse è meglio fare un piccolo passo indietro, però senza farmi accorgere”.
Piccoli gesti, quasi nascosti.
O forse è solo la mia immaginazione.
Però la distanza, la stragrande maggioranza di coloro che frequentano quel bar, cercano di mantenerla.
Per fortuna.

Consueta passeggiata nel centro di Arezzo.
E’ una domenica come le altre.
Arezzo non è città a vocazione turistica.
Non c’è folla.
La distanza di sicurezza è insita nel numero esiguo di persone che passeggiano.
Ma non ci faccio caso perché, più o meno, è sempre così.
Poi ecco l’evento inatteso.
L’incontro che ti riporta a pensare.
L’amica di sempre con la figlia.
La chiamo per salutarla.
Siamo un gruppo di amici molto unito.
Il nostro modo consueto di salutarci è un lungo abbraccio e bacio.
No scusate “ERA”.
Perché da stamani è cambiato.
Infatti, quando i nostri sguardi si sono incrociati, non ci siamo spinti l’uno verso l’altra ma…un passo indietro.
Un attimo di perplessità, ma solo un attimo, a cui è seguito un piccolo sorriso.
E la nostra chiacchierata è iniziata proprio da lì, da quell’abbraccio mancato, da quel parlare mantenendoci a distanza.

La stessa scena nel pomeriggio.
Domenica di bel tempo.
Ho deciso di fare una camminata.
Nella chat del gruppo un’altra amica ha la stessa idea e decidiamo di andare assieme.
Un altro abbraccio mancato.
Una lunga passeggiata nella quale abbiamo parlato mantenendo sempre una certa distanza.

Abbiamo trovato altre persone, le abbiamo salutate rigorosamente senza toccare nessuno ed alla fine anche noi ci siamo salutati così, come due estranei.
Noi che ci conosciamo da sempre e condividiamo le cose della vita, quelle belle e quelle meno ci siamo salutati come due che si incontrano per la prima volta.
Ci è costato fatica ma abbiamo deciso di segnare tutti gli abbracci mancati in questo periodo particolare e recuperali quando tutto sarà tornato normale.
Non andranno persi, sono solo rinviati.
Abbiamo deciso: faremo una “cena degli abbracci”.

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Marco Rosati
Marco Rosati
Prediligo chi pone e si fa domande ed ho terrore di chi ha solo certezze. Non riesco a saziare la mia curiosità. Mi ritengo un “giovane con esperienza” ma, quando ero adolescente, consideravo coloro che oggi sarebbero miei coetanei “vecchi matusalemme”. Ho fatto studi tecnici ma sono appassionato di storia e delle materie umanistiche in genere. Insomma sono un po’ (eufemismo?) complesso.
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