Una ricerca dimostra che grazie al contenuto di polifenoli antiossidanti l’espresso potrebbe diminuire il rischio cardiovascolare.
Bere da tre a cinque tazzine al giorno ridurrebbe fino al 15 per cento la probabilità di eventi come infarti e ictus.
Superare le sei tazzine al giorno potrebbe rivelarsi dannoso, l’effetto antinfiammatorio e antiossidante dei polifenoli viene annullato dalla caffeina, che può aumentare la pressione arteriosa.
La sensibilità individuale alla caffeina è molto variabile da persona a persona.
Restando nelle tre-cinque tazzine al giorno, se ne hanno benefici, si riduce del 19 per cento la mortalità per cause cardiovascolari, del 18 per cento l’incidenza di tumori.
Un consumo moderato di caffè, inoltre, riduce la probabilità di molte malattie epatiche croniche, dal fegato grasso alla cirrosi, effetti protettivi anche per il Parkinson o l’Alzheimer.
Va comunque ridotto: in gravidanza.
Una minima quantità di caffeina è contenuta anche in alcuni antidolorifici per l’emicrania.
Il caffè bevuto quando già l’attacco emicranico è in corso si può avere una leggera azione analgesica.
L’ora giusta per prendere il caffè?
Non appena alzati, perché a tenerci svegli ci pensa già il cortisolo prodotto al mattino presto: meglio un caffè quando questo ormone cala, cioè fra le 10-12 e poi dopo pranzo.
La preparazione è importante: il caffè resta a contatto con l’acqua per un paio di minuti con la moka, appena 30 secondi con l’espresso al bar e cinque-sei minuti per un americano.
La quantità di caffeina cambia a secondo della preparazione: in un espresso ce ne sono 50-75 milligrammi, nell’americano da 120 a 180 per tazza.