Block Chain, la tracciabilità del cibo

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Come promesso scrivo.

Blockchain tradotto vuol dire “catena di blocchi”.
Esempio: mi siedo al tavolo di un ristorante, leggo il menu e scelgo un piatto composto da alimenti.
Accanto al menu del piatto c’è un QR code.
Prendo il mio cellulare, ed accedo al QR code e leggo da dove vengono gli alimenti del piatto, chi li ha coltivati, trasformati, leggo la composizione nutrizionale, se contiene allergeni e quali.
Sono informato su quali additivi chimici stanno arrivando nel mio piatto.
Quindi dentro di me.
Ho il rapporto completo con tutte le fasi attraversate dal cibo che ho deciso di mangiare.

Un altro esempio: vado in un supermercato e mi fermo ad acquistare un prodotto alimentare dove e’ stampato un QR code che mi fornisce tutte le informazioni per un acquisto consapevole.

Quindi “Block Chain” e’ una catena di blocchi connessi fra loro attraverso una rete crittografata.
Ogni blocco contiene le informazioni del precedente e per questo si dice che siano interconnessi uno con l’altro, infatti, i dati in un determinato blocco non possono essere modificati retroattivamente senza alterare tutti i blocchi successivi.

La Block Chain può servire in tema alimentare per riuscire a definire una tracciabilità del prodotto.
Si parte dalla coltivazione della materia prima, alla trasformazione, al deposito, la produzione, confezionamento e distribuzione del prodotto alimentare.
Immaginiamo ogni blocco , appunto, come un blocco della Block Chain che incorpora il precedente.
In questo modo attraverso l’uso di un semplice QR code nell’etichetta e’ possibile pe ciascuno di noi, ricostruire il processo di produzione e conoscere perfettamente cosa va ad acquistare.
Ho allegato a questo testo una slide come descrizione del processo di produzione applicato alla pasta, una catena di blocchi dal grano e farina usata fino al prodotto alimentare finale.
Le notizie scritte in ogni blocco sono garantite e non possono essere modificate dal produttore della pasta. Avere un Regolamento europeo e decreto attuativo in Italia con obbligo di utilizzo di una tale tecnologia, vorrebbe dire che i produttori che utilizzano processi produttivi meno sani e di scarsa qualità e sicurezza nutrizionale verrebbero penalizzati.
Chi non accetta di entrare nella blockchain vuol dire che produce cibo non adeguato ad una domanda di alimentazione consapevole.
Stessa valutazione vale per la ristorazione.

Altro importante settore in cui la Block Chain sarebbe utile è nella tutela dei prodotti con marchio di Qualita’ europea: DOP e IGP.
La sovranità alimentare italiana la si realizza anche con la block chain che garantisce la qualità e la sicurezza nutrizionale degli alimenti che ogni giorno “generano” il nostro corpo, la nostra salute. Quando la politica tratterà questo argomento concreto?

PS: prossimo argomento: cosa sono gli alimenti industriali ultra processati ?
Conoscere ciò che mangiamo ogni giorno.

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