Non è (solo) colpa di Tajani se confonde i simboli europei: i suoi riferimenti storici sono quantomeno… creativi. Il vicepremier è finito sotto i riflettori per una clamorosa gaffe sulla Bandiera dell’Unione Europea, dimostrando una certa disinvoltura nella gestione della memoria storica. Ma il problema sembra affondare le radici in tempi non sospetti.
Nel maggio 2017, l’allora Presidente del Parlamento Europeo Tajani si recava in visita ufficiale a Castiglion Fiorentino. Nella foto ufficiale, eccolo intento a leggere una lapide su Palazzo San Michele, affiancato dal sindaco Mario Agnelli. Il primo cittadino, evidentemente più incline al marketing politico che alla storiografia, presentava il cippo come memoria del referendum istituzionale del 1946 – quello tra Monarchia e Repubblica. Con tono trionfale ricordava che a Castiglioni aveva vinto la Monarchia. Peccato che quella lapide non parli affatto di quel momento storico, ma del plebiscito del 1860, con cui il Granducato di Toscana si unì al Regno di Sardegna.
Un dettaglio da poco? Non proprio. Perché confondere due eventi separati da 86 anni è come scambiare Garibaldi per Pertini. E se il maestro predica confusione, l’allievo non potrà che raccoglierne gli effetti.
Il tutto lascia una domanda: è davvero così difficile distinguere la storia dai post di Facebook? O forse, per certa classe politica, il revisionismo è solo un’altra forma di storytelling? Con simili “pr”, altro che Europa unita… qui rischiamo una secessione dalla realtà.