Sul gruppo Facebook “Sei di Arezzo se”, è spuntato un post che ha subito fatto rumore. Emanuele racconta di aver incontrato Andrea Scanzi, quel giornalista che o lo ami o lo odi, uno che non passa inosservato.
Emanuele incontra Andrea Scanzi. Sì, proprio lui, il giornalista famoso, quello che ti fa incazzare anche se sta zitto. Il nostro amico, gli si avvicina tutto gasato, pensando “Ora me faccio ‘na foto e divento famoso sui social pure io”.
Ma Andrea, come se avesse appena beccato ‘na zanzara fastidiosa, risponde secco: «Ci conosciamo?!»
E qui parte ‘na scenetta degna de teatro dialettale: Emanuele, con la faccia da scemo, fa “Può essere! Sono stato in carcere a lungo!” e la risposta di Scanzi è tipo “Ma che cavolo dici?” E da lì, due ore di spiegazioni sull’umorismo toscano. La foto? Mai fatta, ma pare che Scanzi si sia portato a casa l’autografo di Emanule. E chissà, magari vale un botto (o almeno un panino a pranzo).
Da qui parte il festival dei commenti, con una varietà di opinioni degna di una telenovela:
Francesco racconta di averlo visto in treno e di non averlo cagato di striscio, lasciando Scanzi confuso a chiedersi “Ma questo non mi riconosce?”.
Monica non ha dubbi: “Antipatico anche se sta zitto, se apre bocca poi toglie ogni dubbio!”
Paolo, da vero aretino, ricorda che “quando faceva la cronaca di Olmoponte Santa Formina non glielo chiedeva nessuno”, e se lo incontra fa finta di non vederlo.
Mario ricorda invece un incontro con Marco Donati, parlamentare aretino, un esempio di gentilezza che secondo lui Scanzi non è nemmeno lontanamente paragonabile.
Nico racconta un episodio al bar, dove suo figlio si avvicina al cane di Scanzi e… “Sua maestà, senza nemmeno aprire bocca, fece un gestaccio con la mano, tipo imperatore romano col pollice verso”. Da Arezzo a Roma, una carriera in discesa.
Lucia etichetta Scanzi come “uno dei tanti sinistroidi che mi stanno sulle 00”, con quel tipico sdegno da tifoso di bar sport.
Stefano invece difende Andrea, dicendo che o Emanuele è stato arrogante o ha beccato un momento sbagliato: “In vita mia conosco poche persone così educate e disponibili”.
Ma non manca nemmeno chi va dritto al sodo: “Io neanche mi avvicinerei a questo personaggio …” dice Stefano, mentre Remo lo definisce “scontroso e maleducato”.
Insomma, Scanzi ad Arezzo è un po’ come il cinghiale in città: lo vedi, ti fa paura, ma alla fine è parte del paesaggio. Se lo incontrate per strada, occhio a cosa dite e a come lo prendete, perché l’umorismo toscano è un’arte sottile e lui, si sa, non è tipo da selfie facili.


