Qualche giorno fa parlavo di tuo fratello, Cesare — il “Valentino” — grande condottiero e principe, stimato da Machiavelli e ostacolato da Luigi XII per le sue ambizioni su tutta la Toscana. Ma dimmi di te, cara Lucrezia… di te si è detto di tutto e di più. Meglio che io stia zitto, va’.
E invece, eccola lì, davanti a me: una bellezza indicibile. Una donna… una figa, direbbero oggi — anzi, forse ieri… insomma, ai miei tempi!
Capelli castani, mossi e sciolti, che le scendevano fin sotto le spalle. Un viso luminoso, dominato da occhi grandi, intensamente marroni. La bocca? Carnosa, giusto il tanto da restarci attaccato tutta la vita. Indossava un abito dalla scollatura ampia che lasciava intravedere spalle dritte da atleta moderna e un seno ancora ben scolpito, accennato appena sotto le pieghe dell’orlo. La carnagione, lievemente dorata, pareva quella di chi ha passato un mese al Lido delle Nazioni. Alta, fiera, con il portamento di un granatiere della Repubblica.
«Ah! Mi hanno infangata per secoli», esordì con voce calda. «Io, che sono stata moglie di tre mariti, madre di sette figli, conosco tre lingue e quattro o cinque dialetti — pure il romagnolo stretto! Se Niccolò, quel Machiavelli, mi avesse conosciuta davvero, sarei stata io la moglie ideale del Principe. Ecco perché hanno inventato la storia con Cesare: lui, mio fratello, grande condottiero, e io ridotta a una figura ambigua… Tutta colpa di quel Farnese, Giulio II — sì, il Papa! — che volle annetterle, quelle città conquistate da Cesare. Ma tra noi, mai altro che affetto fraterno. Era il mio confidente, il mio amico, il mio confessore. Figli entrambi della scaltra Vannozza e di quel corrotto e furbo Alessandro VI, Papa.»
Io la incalzai: «Ma è vero che voi Borgia facevate uso del veleno per eliminare i nemici?»
Lei sorrise, con ironia: «Avrei potuto eliminare il mio primo marito, il Gonzaga, ma ho preferito l’annullamento. E quello d’Aragona? Gli ho pure dato un figlio! Quanto al maiale d’Este, mi metteva incinta ogni volta che mi guardava. In trentanove anni ho conosciuto uomini, fanti, passioni… ma quel ferrarese, beh, era notevole. Quanto al veleno… tutte dicerie! Ma se vuoi venire a mangiare alla mia mensa, sei il benvenuto.»
Rimasi interdetto, giusto il tempo di vederla voltarsi. Ancheggiando voluttuosamente, scomparve alla mia vista. Forse era venuta incontro proprio a me, che porto il nome di suo fratello. Ma non sono principe. Sono solo… io.