L’Opinione
Abbiamo scambiato la comodità per evoluzione. Ma ci stiamo spegnendo, un clic alla volta.
Il mito della produttività smart è finito. Ecco perché il telelavoro ci sta lobotomizzando.
Cervello spento, webcam accesa
Il cervello ha bisogno di attrito, non di comfort. Il lavoro da casa ci isola, ci deresponsabilizza e ci condanna a un’apatia intellettuale quotidiana. Siamo diventati spettatori della nostra stessa giornata lavorativa.
Il pensiero critico è andato in pensione anticipata
Dialogo? Sparito. Discussioni? Evitate. Scriviamo, inviamo, reagiamo con emoji. Nessuno argomenta più. Nessuno approfondisce. Comunichiamo tanto, pensiamo poco.
L’era dell’iperdisattenzione
Sei su Zoom, controlli l’email, scorri TikTok col telefono nascosto sotto il tavolo. È multitasking o declino cognitivo? Spoiler: la seconda.
Il vuoto sociale ha un prezzo altissimo
L’isolamento da ufficio è più tossico di quanto sembri. I rapporti umani, anche quelli che ci infastidivano, erano benzina per il cervello.
Oggi viviamo in modalità “solitario automatico”
Abbiamo confuso il non stressarsi con l’evolversi. Ma la storia ci insegna che le menti più brillanti sono nate dal caos, non dal divano. E noi ora ci stiamo spegnendo sul cuscino dell’efficienza.
Ti riconosci in questo ritratto?
Hai mai avuto la sensazione che il lavoro da remoto ti stia facendo perdere qualcosa di importante – dentro la testa?
Commenta sotto: vogliamo leggere i tuoi pensieri, anche (soprattutto) se non sei d’accordo.
Condividi l’articolo se conosci qualcuno che ha ancora il coraggio di dire che lo smart working è “una svolta”.
Ogni settimana un pugno nello stomaco e un pensiero fuori dal coro.
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