Altro che città giardino. Ormai siamo nel pieno di un esperimento botanico estremo, un progetto d’avanguardia che fonde ecologia, abbandono e lotta alla decenza urbana. Sì, perché mentre altrove si potano, si falciano e si mantengono spazi pubblici con un minimo di dignità, ad Arezzo si sperimenta: la biodiversità a 70 cm d’erba. Roba che nemmeno Attenborough riuscirebbe a commentare senza una leggera smorfia.
A nulla sono valse le denunce, gli articoli, le segnalazioni multiple (perché qui, si sa, se non ripeti almeno tre volte il problema, non vali). L’erba cresce indisturbata, fiera, rigogliosa. Alcuni dicono sia incuria, ma gli illuminati sanno la verità: è una scelta ecologista.
Siamo la prima città in Toscana a trasformare le aiuole in riserve naturali semi-selvagge. Il Comune non taglia, contempla. Non pulisce, preserva. Perché falciare, quando puoi favorire l’habitat ideale per forasacchi, zecche, pulci, serpi e magari anche un paio di specie ancora da classificare?
Non è degrado: è resilienza verde.
I padroni di cani, dal canto loro, ringraziano. Ogni passeggiata si trasforma in una caccia al tesoro letale: tra le spighe che si infilano nelle zampe, i forasacchi che puntano alle orecchie e le zecche in agguato, portare Fido al parco è come iscriverlo a una versione hardcore di “Survivor”. E se poi serve un veterinario? Pazienza, la natura è crudele ma autentica. E il portafogli dei cittadini è evidentemente considerato una risorsa naturale rinnovabile.
E i marciapiedi? Le strade? Le buche ormai fanno parte dell’arredo urbano, un omaggio permanente al concetto di “mobilità rallentata”. Ma qui non ci lamentiamo più: ci siamo arresi con eleganza. In fondo, ogni sobbalzo è un massaggio gratuito per la schiena. Yoga urbano, lo chiamano.
La verità è una sola: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma ad Arezzo siamo andati oltre: abbiamo sordi, ciechi e pure muti. L’amministrazione tace, i cittadini fotografano, gli sfoghi si moltiplicano sui social, e l’erba… cresce. Inesorabile. Trionfante.
E pensare che basterebbe poco. Un trattorino. Un operatore. Un briciolo di attenzione. Ma si sa: tagliare l’erba è demodé. Oggi si va di wilderness urbana.
Arezzo, città d’arte, cultura e ora anche di avventura botanica estrema. Prossimamente, escursioni guidate con machete. Prenotazioni aperte.