Progetti umanitari e iniziative solidali nel mondo

Nel silenzio del mondo, gesti di solidarietà si trasformano in speranza e cambiamento

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Viviamo in un’epoca piena di contraddizioni. Da una parte, la corsa sfrenata all’apparenza, al profitto, all’affermazione individuale. Dall’altra, un bisogno crescente di senso, di cura, di vicinanza. E mentre la superficie urla, nelle pieghe silenziose del mondo accadono cose meravigliose. Lì dove le telecamere non arrivano, nascono ogni giorno gesti che parlano una lingua antica: quella della solidarietà.

Progetti umanitari e iniziative solidali non sono solo parole altisonanti, né appartengono solo ai grandi nomi o alle ONG. Spesso nascono in silenzio, da una domanda che si fa azione: “Cosa posso fare io, qui, adesso?”. È così che una maestra in pensione insegna a leggere alle donne di un villaggio africano. È così che un gruppo di giovani costruisce una scuola con materiali di recupero in mezzo al nulla. È così che una dottoressa parte per curare i bambini di Gaza, o una psicologa resta nei campi profughi della Siria a restituire dignità a chi ha perso tutto.

Ogni iniziativa solidale è una carezza al dolore del mondo. Non elimina la sofferenza, ma la attraversa, la abita, la ascolta. E lo fa con rispetto, con pudore. Non per sentirsi migliori, ma per sentirsi umani.

E anche se a volte sembra che il male faccia più rumore, o abbia la meglio, io credo che il bene sia più tenace. Più fedele. Cresce in silenzio, si moltiplica, si trasforma in pane, in acqua, in tempo donato e possa sovrastare il male. Non sempre serve andare lontano: ci sono mani tese anche sotto casa nostra, tra i vicoli dimenticati, nelle RSA, nei dormitori, nei centri per minori. C’è chi porta un pasto caldo, chi un sorriso, chi semplicemente si ferma ad ascoltare.

La solidarietà non ha bandiere. Non chiede il passaporto né l’età. È fatta di storie, di incontri, di piccoli miracoli quotidiani. E ogni volta che qualcuno mette da parte il proprio ego per lasciare spazio all’altro, nasce una nuova possibilità. Per chi riceve, certo. Ma anche per chi dona. Perché chi aiuta, spesso scopre di essere il primo a guarire.

In un mondo che sembra sempre più diviso, i progetti umanitari ci ricordano che un altro modo di vivere è possibile. E che, nel silenzio, nell’umiltà e nella condivisione, c’è ancora una bellezza capace di salvarci tutti.

E, se posso aggiungere qualcosa di personale, lo faccio ora, in punta di piedi. Ci sono persone che non riesco a togliermi dal cuore. Penso a chi dorme per strada, quando io sono al caldo, in un letto vero. Mi fa male, fisicamente. Vorrei fare di più! Sempre!! Ma la vita, a volte, ci trattiene. E allora, subito dopo, mi ritrovo a pensare a quei medici, a quei volontari, padroni del proprio tempo, che consapevolmente mettono a rischio la propria vita, ogni giorno, per salvarne un’altra. Mi chiedo quale forza li muova. Quale misteriosa, luminosa chiamata li spinga là dove nessuno vuole andare. E ogni volta arrivo alla stessa risposta: sono anime elette. E io, da qui, li ringrazio. Con il cuore e in ginocchio. Finita la loro vita terrena meritano di essere seppelliti nel “cimitero dei giusti” per la loro silenziosa grandezza e l’aiuto gratuito all’umanità sofferente. S.S.C.

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